Cosa mangio quando vado in montagna?

Finalmente è arrivato un po’ di freddo e anche la neve si è fatta vedere dagli amanti dello sci. Questo martedì affrontiamo un argomento spesso oggetto di domanda: COSA MANGIO QUANDO VADO IN MONTAGNA?

Anche in montagna è  importante seguire un buon regime alimentare, che  non vuole dire restrizione alimentare, ma significa assecondare i nostri gusti senza esagerare con la scusa “cammino tanto, allora mangio a volontà”.

Il primo consiglio  è  quello di curare l’idratazione, soprattutto se si va  in quota ed al freddo dove ci si disidrata prima. Assumi liquidi sotto forma di acqua, the, infusi di frutta, succhi di frutta allungati con acqua.

La disidratazione porta prima un calo di prestazione e poi  difficoltà a compensare i liquidi anche dopo aver bevuto.

Un’oretta prima dell’ escursione fai scorta di liquidi, bevi una tisana o dell’acqua a temperatura ambiente, non fredda.

Anche durante  una semplice passeggiata  bevi acqua ogni 15 – 20 minuti oppure, se è freddo, portati un piccolo termos con una bevanda calda.

 

Dovendo sciare o camminare in montagna è importante mangiare bene e nelle giuste quantità. Scegli cibi  digeribili, energetici e, soprattutto fai carico di cibi antiossidanti, protettivi verso i metaboliti tossici che produce il nostro organismo durante l’attività fisica.

La dieta per chi va in montagna rispecchia le basi di una sana alimentazione con qualche accortezza:

  • tanta variabilità in frutta, verdure, proteine (carne, pesce, uova, formaggi, legumi), cereali e grassi buoni dell’olio d’oliva e della frutta secca
  • niente digiuni prolungati per evitare di arrivare a cena affamato e per non abbassare il metabolismo. Bastano piccoli spuntini per mantenere sempre le energie necessarie e sentirsi in forma
  • evita l’alcool, può alterare le tue prestazioni e non serve a riscaldarti

 

Non farti mancare vitamine antiossidanti come la vitamina C, A, E.

La vitamina C  si trova nella frutta in particolare negli agrumi, nelle mele, nei frutti di bosco e nelle verdure.

La vitamina A, sotto forma di beta-carotene, si trova in tutti  gli ortaggi di colorazione arancione e rosso come le zucche, le barbabietole, rapanelli, carote, etc..

La vitamina E si trova negli oli vegetali (olio extravergine d’oliva), nella frutta secca (nocciole, mandorle, noci), nei semi misti.

Nel tuo zaino porta sempre della frutta.

 

LA GIORNATA ALIMENTARE IN MONTAGNA

Se ti aspetta una mattinata in montagna, la prima colazione deve essere sostanziosa ma non pesante (evita il burro e alimenti ricchi in grassi perché appesantiscono la digestione), da consumare almeno un’ora prima di uscire; se invece fai un’escursione pomeridiana, il pranzo deve essere terminato almeno due ore prima.

 

Un esempio di menù  per la montagna (non è personalizzato perché le quantità variano da persona a persona) che soddisfa le esigenze nutrizionali:

Colazione:

  • un frutto fresco, alcune noci
  • fette biscottate o pane integrale o ai cereali
  • con miele e/o marmellata con prosciutto sgrassato o ricotta o uovo alla coque;
  • latte (se tollerato) o yogurt, caffè o the.

 

Pausa mattino (al sacco) a scelta tra:

  • frutta secca (mele disidratate, uvetta)
  • un frutto fresco come una mela o 2 mandarini
  • grana/parmigiano (30 g circa)
  • yogurt bianco da bere

 

Pranzo nel rifugio o a sacco:

Evita formaggi e salumi grassi, piatti molto conditi per non appesantire la digestione. Scegli piuttosto:

  • una porzione di verdura (meglio cotta) condita con un cucchiaio di olio di oliva con
  • una piccola porzione di carboidrati tra pasta, polenta, riso, panino e
  • una porzione di proteine tra carne magra, se c’è, pesce, uova, formaggi magri, legumi
  • più pratico un panino integrale o ai cereali con verdure e un salume magro (prosciutto cotto, crudo , bresaola) o un formaggio magro o tonno, senza abbinarli tra di loro per non renderlo troppo pesante (o il formaggio o il salume)

 

Merenda pomeriggio a scelta tra:

  • una fetta di dolce senza creme con un tè
  • un po’ di cioccolata (2-3 quadratini)
  • un frutto con frutta secca

 

Cena:

  • una bella porzione di verdura cotta o cruda condita con olio extravergine di oliva e limone
  • pane o pasta o polenta
  • zuppa di legumi o pesce o formaggio o carne magra.

 

Questi costituiscono consigli utili generici, se hai bisogno di approfondimenti, in relazione alle tue esigenze, puoi sempre contattarmi.

 

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo pure con i tuoi amici sui social e buona lettura!

 

 

1,004 Views0
Nutri bene la tua mente

Nutri bene la tua mente

L’articolo di oggi si ricollega ad un evento della settimana scorsa presso la farmacia S. Caterina a Carpi, “Nutri la tua Mente”, una serata dedicata all’importanza di mantenere giovane e allenata la nostra MEMORIA attraverso uno stile di vita adeguato, degli esercizi semplici da svolgere giornalmente tra le cose di tutti i giorni.

Sono intervenute al dibattito la dott.ssa Costa (Neurologa), la dott.ssa Ragazzoni (Geriatra), la dott.ssa Menon (psicogeriatra) e infine io nel ruolo ovviamente di nutrizionista.

Nel mio intervento ho cercato di spiegare quali fossero gli alimenti necessari per un buon sviluppo celebrale e per un buon mantenimento della sua integrità negli anni .

Di seguito un breve filmato dell’evento

 

Dopo il video ecco alcune delle sostanze  che fanno bene al nostro cervello e dove le possiamo reperire:

Omega 3https://www.lamiadieta.bio/omega-3-integratori-pesce/

Sono definiti “i grassi buoni”. Sono grassi essenziali perché il corpo non può produrli e deve assimilarli dalla dieta quotidiana. Gli omega-3, il DHA in particolare, sono una componente strutturale essenziale sia del cervello che della retina. Circa il 60 per cento del nostro cervello è costituito da grassi, il 25 per cento dei quali è DHA.

Dove li troviamo

Nel pesce, soprattutto nel pesce azzurro e nei pesci grassi, ma anche nei vegetali come le noci, semi di lino, zucca, girasole, nelle foglie verdi delle piante (es. uva, portulaca, etc,), incluso alghe e legumi.

Con l’età cambia il fabbisogno?

Il fabbisogno di omega-3 aumenta con l’età il che potrebbe implicare che le persone più anziane abbiano maggiore bisogno di grassi omega-3 per prevenire il declino mentale e la degenerazione cerebrale. In molti casi la sola dieta non riesce a coprire tale fabbisogno e per questo ci sono integratori di omega 3, DERIVATI DAL PESCE E NON.

Cosa implica la carenza?

Se l’assunzione di omega-3 è insufficiente, le cellule nervose diventano rigide e più inclini all’infiammazione e la corretta neurotrasmissione da cellula a cellula e all’interno delle cellule viene compromessa. Molteplici studi hanno dimostrato come  i grassi omega-3 possano aiutare a ridurre i sintomi di una varietà di malattie psichiatriche degenerative e disturbi cerebrali. Ad esempio, bassi livelli di DHA sono stati collegati alla perdita di memoria e alla malattia di Alzheimer.  

Il DHA è un ingrediente strutturale essenziale del latte materno e lo troviamo anche nel pesce, fegato e cervello.

Vitamina B12:https://www.lamiadieta.bio/tortino-asparagi-e-alici-benessere-per-il-cuore/

E’ una vitamina fondamentale nei processi di formazione dei globuli rossi e per le cellule del sistema nervoso. Esiste una vasta gamma di sintomi di carenza di vitamina B12 da lievi a gravi che possono influenzare il nostro corpo, la mente e l’umore. In genere: stanchezza, mancanza di energia, debolezza muscolare, formicolio alle estremità, problemi con la memoria, sbalzi d’umore, soprattutto sentimenti di apatia o di mancanza di motivazione, irascibilità, calo dell’attenzione, disturbi del sonno.

Quanta vitamina B12 dobbiamo assumere giornalmente?

L’assunzione giornaliera raccomandata per la vitamina B12 è in media 2,4 microgrammi ma varia a seconda dell’età.

I microrganismi come i batteri e i funghi sono gli unici in grado di produrre la vitamina B12. Gli animali non producono la vitamina B12 ma sono accumulatori di tale vitamina prodotta dai batteri. Per questo motivo è importante assumere carne, pesce, uova, formaggi. Le piante non accumulano la vitamina B12 per cui i cibi vegetali non ne contengono.

Dove si trova?
  • Una porzione di sardine, salmone, tonno, merluzzo, agnello, capesante ci fornirà il 100% del fabbisogno giornaliero
  • Una porzione di carne e gamberetti circa il 50%
  • Una tazza di yogurt  circa un 30% della quantità giornaliera 
  • Una porzione di formaggio, pollo, tacchino, uova, o latte di mucca copre circa tra il 15-20%
  • Una porzione di funghi champignon appena il 3%Se l’assunzione di Vitamina B12 è insufficiente o se la capacità del corpo di assimilare la vitamina dal cibo è compromessa, diventa necessario assumere integratori di vitamina B12, che sono atossici e poco costosi, soprattutto se confrontati con il costo delle analisi di laboratorio. In gravidanza il fabbisogno di acido folico cresce notevolmente, ragione per cui, in associazione a un adeguato apporto alimentare, la donna deve assumere integratori.

Vitamina B9 – Acido folicoVerdure a foglia verde

Essenziale per la normale funzione cellulare, per la crescita dei tessuti, aiuta a prevenire le demenze come l’alzhaimer, riduce la stanchezza sia fisica che mentale ed è molto importante per la salute delle donne in gravidanza per il corretto sviluppo celebrale del bambino per evitare anomalie come la spina bifida, abbassa i livelli di omocisteina, una sostanza implicata nei deficit mnemonici.

La cottura e la pastorizzazione dei cibi abbassa notevolmente il loro contenuto in vitamina B12 (latte e, uova e altri cibi elaborati industrialmente).

Dove si trova?

Vitamina C ed E

Queste vitamine sono note per il loro potere antiossidante, importante per il cervello e per la memoria. I meccanismi attraverso i quali la vitamina C ed E possono aiutano il nostro cervello, la funzione cognitiva e la memoria sono probabilmente correlati alle sue proprietà antiossidanti che proteggono le membrane sinaptiche dall’ossidazione.

Dove si trovano?
  • La vitamina C è presente in frutta e verdura
  • La vitamina E la troviamo nell’oli vegetali: olio EVO crudo, nell’olio di germe di grano, di mandorle, di girasole, di mais, etc., nella frutta secca e semi oleosi (mandorle, nocciole, i semi di girasole, noci, arachidi,..), nei cereali integrali, nelle uova (nel tuorlo crudo), così come spinaci, broccoli, asparagi, ceci, crescione, marroni, pomodori.

La cottura, i processi di congelazione e la raffinazione riducono il contenuto di vitamina E nei cibi, così come l’esposizione alla luce e all’aria.

Magnesio

Migliora la conduzione nervosa, accelera la trasmissione di messaggi Risultati immagini per magnesioda parte dei recettori delle cellule cerebrali e rilassa vasi sanguigni, aumentando così il flusso di sangue al cervello.  Il nostro fabbisogno di magnesio è di 300-350 mg al giorno.

Dove lo troviamo?

Oltre alle alghe e alle verdure a foglia verde come gli spinaci, bietole, basilico, anche nei semi di zucca, sesamo, ceci, fagioli neri, cacao amaro, pinoli, mandorle, noci, pistacchi, anacardi, germe di grano, cereali integrali, frutta tutta, in particolare la banana.

Spero che da questo articolo sia arrivato il messaggio che la varietà alimentare garantisce l’assunzione di tutti i nutrienti necessari per il mantenimento della nostra salute fisica e mentale.

 

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo pure con i tuoi amici sui social e buona lettura!

 

1,247 Views1
Addio "Signora"...il coraggio di cambiare
Addio “Signora”…il coraggio di cambiare

 

Caro lettore, oggi non parlerò di nutrizione ma voglio soffermarmi su un argomento che mi sta molto a cuore: il coraggio di cambiare.

Immagino ti stia chiedendo come mai la scelta di questo argomento e del legame che possa avere con l’alimentazione.

Nella mia esperienza anche un cambiamento alimentare può essere un’impresa impossibile, per cambiare bisogna riconoscere le proprie debolezze e questo è un passo che definire difficile è un eufemismo. Un cambiamento alimentare non è solo sostituire un cibo con un altro ma è riconoscere la relazione che si ha col cibo e questa consapevolezza è spesso dolorosa. Il cibo è il rifugio delle nostre emozioni, delle nostre paure più profonde.

Tutti abbiamo delle paure: paura di fallire, paura del confronto, paura di non farcela, di non essere all’altezza, paura di una malattia…paure paralizzanti che non ci lasciano credere che tutto si possa affrontare e cambiare se solo “ci allenassimo” ad avere un altro punto di vista, che possiamo essere più felici e soddisfatti di noi stessi se riconoscessimo e affrontassimo le nostre paure.

Cambiare apre le porte a nuove opportunità, amplia le nostre vedute, ci fa crescere.

Ed è per questo che oggi condivido con te la lettera di una ragazza, Silvia, che ho conosciuto tempo fa. Le sue parole mi hanno lasciato senza parole e con un senso di benessere ed energia che credo valga la pena condividere con il maggior numero di persone possibile.

Buona lettura,

Sabrina

___________________________________________________________________

Cara “Signora”,

abbiamo condiviso più di metà della mia vita e adesso è arrivato il momento di salutarci.
Non ti lascio con rancore, non dico che avrei voluto non conoscerti mai e che hai rovinato gli anni più belli della mia vita, perché non è vero. Con te ho imparato tante cose: che la felicità è una scelta, che i momenti difficili si possono trasformare in opportunità, che non possiamo cambiare il nostro passato ma possiamo scegliere il nostro futuro, che per uscire dal dolore dobbiamo prima accettarlo, che la malattia non è sempre un nemico da combattere ma un segnale che ci stiamo facendo del male.

“Ci sono sempre due scelte nella vita: accettare le condizioni in cui viviamo o assumersi la responsabilità di cambiarle”.

Ho capito e mi sono assunta la responsabilità dei miei errori.

Avevo 20 anni quando entrasti violentemente nella mia vita; non ti aspettavo e mi travolgesti. Non ti chiesi perché, pensai fosse stato meglio che Silvia Baistrocchi Academy Leadership School Roberto Retu avessi infastidito me invece che i miei fratelli, tanto la mia vita non era un granché: zero obiettivi, zero crescita, zero varietà, zero divertimento, zero condivisione. Loro avevano una vita interessante, erano pieni di curiosità, studiavano tanto, facevano progetti; sicuramente avresti dato più noia a loro che a me. E poi accanto a me c’era Roberto, un ragazzo meraviglioso che con la sua forza e il suo amore fece diventare la sfida con te un gioco, dove tu eri il tabellone e noi le pedine.

Ci volle un po’ di tempo prima di conoscere il tuo nome, cara Signora.

All’inizio il babbo mi portò da un professore amico della zia Aldina, il professor Pansini, che capì subito chi eri ma decise di non dirmelo; ti chiamò “problemino” e mi spiegò che ti avrei mandato via con le medicine e tanta tanta serenità.

Mi avevi cambiato la vita signora mia, ma non mi dispiaceva perché stare con te aveva i suoi vantaggi: gli amici e i parenti mi telefonavano per sapere come stavo, mi venivano a trovare, alcune persone fingevano di essere dispiaciute per me, altre erano curiose di sapere chi eri. Per la prima volta in vita mia mi sentivo importante per qualcuno, avevo un’identità forte.

Purtroppo qualche anno dopo incontrai un primario che con la sua miseria umana sentenziò con arroganza davanti ai suoi specializzandi, senza neppure guardarmi:

“Questo è un evidente caso di sclerosi multipla, la paziente nel giro di 10 anni sarà su una sedia a rotelle. Le consiglio di cominciare a prendere contatti con il centro di Milano, specializzato in malattie degenerative. Arrivederci.”

“Sclerosi multipla? No, no, no! Io ho un “problemino”, la mia mamma ha la sclerosi multipla, non io !!!”

La testa mi scoppiava e le gambe non mi sorreggevano più.

Tornai dal prof. Pansini e gli chiesi

“È vero che ho la sclerosi multipla?”.

Avevo tanta paura della sua risposta. Lui disse:

“Vedi Silvia, le malattie neurologiche sono tante e noi medici non possiamo dare un nome a ognuna, così le raggruppiamo in famiglie, ma non sono tutte uguali. Tu e i tuoi fratelli vi chiamate tutti Baistrocchi, ma siete diversi tra voi. Tu hai una forma di sclerosi ma non finirai sulla sedia a rotelle. Comunque adesso che lo sai, penso sia meglio che tu venga seguita da una neurologa dell’ospedale; io sono un neurochirurgo mentre lei si occupa di questa malattia.”

Non lo sapevo, ma di lì a poco avrei perso la mia identità per diventare il numero di una cartella clinica con sopra il mio nome unito al tuo. Venti anni tra ospedali, esami, sofferenze, cure devastanti con te che continuavi a entrare e uscire dalla mia vita. Tu facevi quello che volevi, io invece non potevo, almeno fino a quando trovai la forza di fare una scelta coraggiosa: sospesi le cure per far nascere Chiara, la bambina che secondo i medici non sarebbe mai dovuta venire al mondo.

Ripresi le cure e due anni dopo come conseguenza dell’assunzione di un farmaco, incontrai la morte vivendo un’esperienza extracorporea. L’esperienza di separarmi dal corpo cambiò la mia visione della vita; da quel momento non fui più la stessa e cominciò la mia rinascita.

Capii che stavo pagando un prezzo troppo alto per cercare di tenerti lontano dalla mia vita e lasciai le cure; erano più pericolose loro di te, era come usare un cannone per sparare a un moscerino.

“Abbiamo due vite, la seconda inizia quando ci rendiamo conto di averne solo una”.

Così ho iniziato una vita nuova. Ho colto l’opportunità di imparare un nuovo modo di pensare, di agire, di comunicare con me stessa, di capire quali sono i bisogni primari, di abbandonare credenze limitanti che mi condizionavano da quando ero bambina, per liberarmi di tutto ciò che non mi faceva stare bene, come te, Signora mia.

Cambiare vita è stata la mia cura.

Adesso so quello che voglio e per la prima volta sono davvero felice.

Voglio essere la protagonista principale della mia vita, perché per troppo tempo ho interpretato una parte che non era la mia.

Voglio accettare le sfide, per essere ricordata per il mio coraggio.

Voglio essere un esempio, per dare speranza a chi si è arreso.

Voglio lasciare che mio marito Roberto mi aiuti a portare il peso delle mie difficoltà, ma non caricarglielo sulle sue spalle, perché voglio che sia libero.

Voglio che Chiara viva la sua vita e non la mia.

Voglio giocare la partita usando le mie regole, perché la vita è mia.

Voglio rinascere ogni volta che il cuore non batte più forte, perché mi è stata data una seconda possibilità e non voglio sprecarla.

Voglio guardare oltre l’ostacolo, perché ho capito che i limiti a volte sono solo nella mia testa.

Voglio andare avanti, perché dietro ogni traguardo c’è una nuova sfida.

“Il giorno più bello della tua vita è quello in cui decidi che la tua vita è tua. Nessuna scusa né giustificazioni.
Nessuno a cui appoggiarsi su cui contare o a cui dare la colpa. Il dono è tuo e solo tu sei il responsabile della sua qualità.
Questo è il giorno in cui la tua vita comincia davvero!”

Stamani ho vuotato la tua camera e l’ho riempita di libri. Ho lasciato solo gli scarabocchi che hai fatto sul muro, per ricordarmi che potrai sfidarmi ancora una volta, ma che vincerò sempre e comunque, perché ho imparato le regole del gioco.

Incontrerò degli ostacoli nella vita ma li affronterò con coraggio ed entusiasmo, consapevole che la vita è questo, e anche molto di più.

Addio Signora.

Silvia Baistrocchi

 

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo pure con i tuoi amici e buona lettura!

 

Foto: freepik

 

847 Views0
Intolleranze alimentari: cosa sono? Parte 2

Intolleranze alimentari: cosa sono? Parte 2

Nell’articolo precedente abbiamo discusso sulla differenza tra allergie e intolleranze e cosa comporta per l’organismo.

Un’intolleranza alimentare è innanzitutto legata ad una monotonia alimentare, al sovraccarico di alimenti assunti ripetutamente e troppo a lungo.

Per gestire le intolleranze alimentari sarebbe utile ripercorrere il modello dello svezzamento, grazie al quale abbiamo imparato fin da piccoli a tollerare il cibo e a nutrici gradualmente  in modo più vario.

 

LO SCHEMA DELLA ROTAZIONE DEI CIBI

Per risolvere le intolleranze alimentari non bisogna escludere i cibi che disturbano (eccezion fatta per l’intolleranza al glutine e al lattosio, due intolleranze diagnosticabili solo con analisi mediche specifiche), è utile invece organizzare un piano personalizzato di rotazione alimentare, in cui si  alterneranno momenti di astensione totale dal consumo dei cibi “no” (le cosiddette “giornate di pulizia”) e pasti liberi, con assunzione (controllata) anche di questi ultimi, per integrarli gradualmente e opportunamente.

Il rischio di una dieta di eliminazione è di incorrere in reazioni allergiche qualora, dopo periodi più o meno lunghi di astensione, deliberatamente o fortuitamente capitasse di assumerli nuovamente.

 

ESEMPIO DI SCHEMA DI ROTAZIONE DEI CIBI

Considerando che ogni individuo sia un caso a sé e che il programma di gestione delle intolleranze debba necessariamente essere personalizzato, ti mostro un esempio:

  • Lunedì: “pulizia” totale per gli alimenti non tollerati
  • Martedì: “pulizia” totale
  • Mercoledì: “pulizia” totale a colazione e a pranzo, cena libera,  con la possibilità di consumare gli alimenti non tollerati
  • Giovedì: “pulizia” totale
  • Venerdì: “pulizia” totale
  • Sabato: “pulizia” totale
  • Domenica: “pulizia” totale a colazione, ma pranzo o cena liberi

 

L’ alternanza di pasti controllati e liberi, permette al corpo di “disintossicarsi” e di recuperare la tolleranza alimentare, ripristinando la giusta reazione allo stimolo immunologico generato dal cibo e riconoscendo così come non nocive con le sostanze prima percepite come nocive. Nel frattempo, anche i sintomi causati o aggravati dalle intolleranze alimentari diminuiscono, perché diminuisce l’infiammazione indotta dal cibo.

Dopo circa 2-3 mesi, si dovrebbe già percepire un miglioramento, il numero dei pasti liberi viene via via aumentato, fino alla totale libertà alimentare.

 

I TEST PER LE INTOLLERANZE SONO ATTENDIBILI?

Intolleranze alimentari: cosa sono? Parte 2

SENSIBILITÀ O SPECIFICITÀ? – Sul mercato esistono vari test “non convenzionali” per le intolleranze alimentari e tutti dovrebbero essere sensibili e specifici. Quando parliamo di sensibilità verso un alimento la persona “intollerante”  dovrebbe presentare un valore altissimo, il più possibile vicino al 100%. Mentre la persona che non soffre di alcuna intolleranza dovrebbe avere una specificità bassissima che si aggira il più possibile intorno allo 0%. Il problema è che la maggior parte dei test non presentano tale accuratezza e quindi il risultato è che tutti mostrino una o più intolleranze alimentari.

 

QUANTI TEST CI SONO?

Ce ne sono troppi. E pochi sono quelli ritenuti realmente validi: Kinesiologia applicata (DRIA test e simili), Test di citotossicità (Cytotoxic test o test di Bryan o ALCAT, ecc.), Test EAV (elettroagopuntura secondo Voll, Vega test, Sarm test, Biostrength test e loro varianti), Test di provocazione/neutralizzazione, Test di provocazione/ neutralizzazione sublinguale, Biorisonanza, Analisi del capello, Pulse test, Test del riflesso cardiaco-auricolare, Test Melisa, Mineralogramma, Iridologia, test Bioenergetico dei Virus e Batteri e simili… Il Citotest è considerato il test “più sicuro” tra i “non convenzionali”. Si preleva il sangue e si testa il rigonfiamento dei globuli bianchi (granulociti) dopo averli associati a varie sostanze alimentari. A seconda del livello di rigonfiamento – suddiviso in quattro parametri – l’intolleranza può essere nulla o più o meno grave. Chiaramente pecca in specificità: chi risulta intollerante ai peperoni dovrebbe per forza esserlo anche ad altre solanacee come il caffè, tabacco, patate e melanzane e non sempre c’è questa correlazione.

AFFIDABILI O NO? – Attualmente non ci sono strumenti di valutazione attendibili in quanto non sono in grado di individuare gli agenti causali di presunte “intolleranze alimentari”, sono privi di validazione scientifica e non sono riproducibili

INTOLLERANZE O ALIMENTAZIONE SCORRETTA? – Durante un test per le intolleranze, vengono eliminati quasi sempre tutti i cibi raffinati: farine, zuccheri, carboidrati che, come confermano numerosi studi, non sono particolarmente salutari.  Ma se così fosse l’intolleranza alimentare non c’entra niente. Si tratta per lo più di un’alimentazione scorretta. Non ho dubbi sul fatto che tante persone stiano meglio dopo l’esclusione dei cibi segnalati dai test! Vero però che, il più delle volte, si tratta di cibi di cui abitualmente abusiamo o che notoriamente danno allergie o reazioni simili: latte, latticini, pomodori, grano, arance, noccioline, cioccolato,….

 

DIARIO ALIMENTARE

Può essere utile appuntare ogni giorno su un diario, un quaderno, sul pc,  cosa mangi tra colazione, pranzo, cena e spuntini.

Questo può aiutarti a capire se mangi troppo spesso alcuni alimenti. Come primo passo puoi cominciare a ridurli, sostituendoli con altri non appartenenti alla stessa categoria.

Per esempio, se faccio colazione tutte la mattine col latte da anni e noto un fastidio nella digestione oppure mi sento più gonfio, forse è arrivato il momento di bere altro, che non sia un latticino. Alterna una tisana, una spremuta di agrumi al latte o allo yogurt.

Lunedì: tisana + fette biscottate + 1 frutto

Martedì: yogurt bianco + fiocchi d’avena + miele

Mercoledì: spremuta + gallette di mais/riso + noci

Giovedì: latte + pane integrale tostato + 1 frutto

Venerdì: tisana + gallette + salume magro

 

UN CONSIGLIO – Riduci  “l’intolleranza-fobia” e, se sospetti delle allergie, esegui le indagini convenzionali. Se non sei allergico, non giungere a conclusioni affrettate. Consultati con un esperto per valutare insieme se le tue abitudini alimentari hanno bisogno di qualche modifica.

 

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo con i tuoi amici e buona lettura!

 

859 Views0
Intolleranze alimentari: cosa sono? Parte 1
Intolleranze alimentari: cosa sono? Parte 1

 

Intolleranze alimentari: cosa sono? Parte 1

Soffri spesso di gonfiore alla pancia, non hai un intestino regolare, hai spesso mal di testa, sei sempre stanco e giù di tono, soffri di dermatite, candida…? Hai provato diversi modi per risolvere questi fastidi ma tutt’ora sono presenti?

Ti sei mai soffermato  a riflettere su com’è la tua alimentazione? E’ ormai noto che una dieta scorretta può portare il nostro corpo a lungo andare a non digerire più certi cibi generando le famose INTOLLERANZE ALIMENTARI. Le problematiche associate alle intolleranze sono le più svariate e non coinvolgono solamente l’intestino (crampi, colite, dissenteria, etc.) ma anche altri distretti e organi.

Ma cosa sono le intolleranze alimentari?

Come mai tutt’a un tratto ho sviluppato queste intolleranze?

Perché si scatenano?

A differenza delle allergie, nelle intolleranze non si ha una risposta specifica e immediata del sistema immunitario (SI) contro una quantità anche esigua di uno specifico corpo estraneo e non si ha la produzione di IgE (gli anticorpi che intervengono in caso di allergie).

L’intolleranza ha un percorso molto più lungo (varia da individuo a individuo), spesso asintomatica, infatti è mediata da anticorpi IgG4 a risposta lenta. Genera uno stato infiammatorio e un’attivazione bassa ma continua del SI, con conseguenze negative per l’organismo. Al raggiungimento di una certa soglia si manifestano i sintomi: mal di testa, gonfiore addominale, colon irritabile, asma, dermatite, infiammazioni articolari, stanchezza cronica, cistiti, afte, etc. Tali sintomi, se non curati, diventano sempre più frequenti, segno di un SI sempre più debole e provato.

L’origine delle intolleranze alimentari è da vedersi a livello intestinale, nel momento in cui si ha l’assorbimento dei nutrienti che verranno trasportati dall’intestino al flusso sanguigno.

L’intestino, oltre che avere funzione digestiva, provvede a:

  • ospitare la flora batterica buona che compete con una batteri patogeni per spazio e nutrienti
  • selezionare solo i micronutrienti  essenziali (aminoacidi, monosaccaridi, etc.) grazie alle cellule della mucosa intestinale, saldamente tenute da legami forti (giunzioni serrate)
  • difendersi da sostanze estranee attraverso una rete difensiva posta sotto la mucosa, detta GALT (Gut Associated Lymphoid Tissue).

Un intestino integro è un intestino sano e svolge perfettamente le sue funzioni.

I problemi sorgono quando la sua integrità viene alterata da fattori esterni.

Cause

Noi mangiamo tutti i giorni, più volte al giorno, da quando siamo nati ad oggi. E’ comprensibile quindi come un regime alimentare non corretto possa avere una forte influenza sulla salute del nostro organismo.

Uno stile di vita errato e un’alimentazione sbilanciata inducono l’alterazione della flora batterica a favore delle specie opportuniste e patogene (come ad es. la candida) che possono attaccare e indebolire le giunzioni tra le cellule intestinali, generando dei varchi ( dall’inglese leaky gut syndrome, Sindrome dell’Intestino Permeabile) attraverso cui passano anche macromolecole e tossine che attivano la risposta infiammatoria del SI contro questi alimenti che risultano così dannosi.

Insieme agli alimenti “killer” della flora batterica, concorrono poi a questa cascata di eventi negativi l’uso/abuso di farmaci (antibiotici, lassativi, antinfiammatori, etc…), additivi chimici, metalli pesanti, pesticidi.

Leaky gut syndrome

Gli alimenti no

In maniera provocatoria ho definito gli alimenti “killer”. A parere mio, non esistono alimenti killer ma ci sono delle categorie di alimenti che, più di altri, hanno un potere pro-infiammatorio, per cui sarebbe meglio consumarli con meno frequenza.  Se però manifesti già dei sintomi, allora ti consiglio di rivedere la tua dieta, magari con uno specialista, e di astenersi per un periodo di tempo controllato da determinati cibi, senza il rischio di incorrere in carenze nutrizionali.

Alimenti no

  • Latte e latticini: le proteine del latte, le caseine, sono di difficile digestione e tendono ad “incollarsi” alle cellule dell’intestino, favoriscono la proliferazione della flora patogena, riducendo la permeabilità intestinale e lasciando passare detriti di proteine indigerite che scatenano il SI che è alla base delle intolleranze alimentari.
  • Anche la carne è un alimento di cui spesso si abusa, anche già dallo svezzamento. La carne ha una lunga digestione e l’intestino non riesce a smaltirla totalmente, specialmente se il consumo è frequente. Questi residui sono un ottimo pasto per la flora microbica putrefattiva che innesca la reazione a catena verso l’intolleranza.
  • Zuccheri e carboidrati raffinati promuovono la crescita della candida che innesca anch’essa i meccanismi lesivi per l’intestino.

 

Spero di esser stata chiara sul significato e sulle possibili complicanze che possono generare le INTOLLERANZE ALIMENTARI sul nostro stato di salute. Non sottovalutare questa problematica è importante.

La prossima settimana ti indicherò le possibili strategie da mettere in pratica per prevenire e attenuare intolleranze agli alimenti…un piccolo anticipo…VARIARE!!!!

 

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo con i tuoi amici e buona lettura!

 

1,021 Views1