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I disturbi del comportamento alimentare (DCA) e le loro conseguenze – Parte 1

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) colpiscono molte persone, uomini e donne, più di quelle che immaginiamo.

Trattare delle origini e della cura dei disturbi dell’alimentazione, richiede l’intervento di uno psicologo. In questa prima parte, invece, mi focalizzerò sui vari tipi di DCA e sui danni che tali comportamenti recano al nostro corpo.

DCA  e DCA atipici

Solitamente i DCA si associano ad anoressia, bulimia, binge o obesità, considerando in maniera marginale i casi dei cosiddetti DCA atipici, che colpiscono quasi una persona su tre.

Tali disturbi sono ancora più insidiosi di quelli conclamati, perché diventa estremamente difficile riconoscere che l’attenzione verso il cibo, in realtà, si è evoluta in un pensiero ossessivo verso di esso. Un pensiero malato che logora e crea disagio quando non si ha tutto sotto controllo.

Un fenomeno, noto come dieting, è lo stare continuamente a dieta, con un’attenzione maniacale del peso corporeo e un rapporto morboso col cibo. E’ un disturbo alimentare per cui la vita quotidiana ruota intorno ad esso.

Per non parlare dell’ortoressia, una forma di ipersalutismo, un’attenzione ossessiva della salubrità del cibo, dando origine a comportamenti compulsivi nella selezione di cibi considerati non contaminati. Per dare un’idea, l’attenzione accurata nello scegliere alimenti non trattati con diserbanti, coloranti, conservanti, additivi vari, oppure che non contengano i “killer” grassi saturi, zucchero, sale, colesterolo.

Questo genere di DCA dovrebbe essere gestiti al pari dell’anoressia e della bulimia: una sinergia tra medico, psicologo e nutrizionista.

DCA e salute

Purtroppo le manifestazioni fisiche dei DCA propriamente detti sono eclatanti e talvolta dolorosi: l’osteopenìa negli anoressici, la gastrite nei bulimici con vomito indotto, perdita dei capelli, corrosione dei denti, etc.

Numerosi sono gli studi scientifici che dimostrano il legame tra DCA, carenza di nutrienti e ripercussioni sullo stato di salute, non inteso come rischio di mortalità, bensì problemi legati al benessere quotidiano:

  • Stanchezza e spossatezza cronica – Carenze: inadeguatoI disturbi del comportamento alimentare (DCA) e le loro conseguenze - Parte 1apporto proteico, ferro, vitamina B12, folati, vitamina D, acidi grassi essenziali, colesterolo
  • Insonnia e disturbi del sonno – Carenze: zinco, carboidrati complessi, triptofano, selenio e magnesio.
  • Problemi ormonali sessuali (amenorrea, cicli anovulatori, estrogeno-dominanza, scarsa libido) – Carenza: acidi grassi essenziali e saturi, colesterolo, zinco, ferro, vitamina B12 e D.
  • Osteopenia e osteoporosi – Carenza: calcio, vitamina D, ipoestrogenismo conseguenza dell’amenorrea.
  • Edema arti inferiori, scarso ritorno venoso e linfatico – Carenza: vitamina B12, ferro, colro e sodio (sale)
  • Sistema immunitario deficitario – Carenza: disbiosi, vitamina D, ferro, zinco.
  • Alternanza di inappetenza e voracità, irritabilità, scarsa I disturbi del comportamento alimentare (DCA) e le loro conseguenze - Parte 1concentrazione, difficoltà di risposta insulinica, ipoglicemia post-prandiale, sonnolenza, spossatezza – Carenze: cromo ed apporto di carboidrati non regolare.
  • Arresti cardiaci – Carenza: potassio (ipokaliemia). Nelle bulimia il rischio di arresto cardiaco si presenta durante l’abbuffata e il vomito successivo, a causa della carenza improvvisa di potassio (perduto con il vomito e o con i lassativi), perché il potassio è una molecola fondamentale per il funzionamento del muscolo cardiaco.

Anche quando il disturbo viene risolto, o perlomeno attenuato, i segni delle carenze nutrizionali subite restano per anni.

Più difficili da individuare sono le carenze nei DCA atipici. Spesso il paziente con DCA atipico non riconosce di avere o aver avuto un problema col cibo e non lo comunica al proprio medico curante che non ha la possibilità di fare le dovute indagini.

Le restrizioni alimentari sono molto pericolose soprattutto nell’infanzia e nell’adolescenza.

I bambini delle scuole elementari e medie che soffrono di DCA, oltre al disagio psicologico, possono evidenziare problemi nello sviluppo di un corpo non ancora completamente maturo.

Ricordo che nei DCA è compresa anche l’obesità, conseguenza di binge e iperfagia (abbuffate incontrollate con andamento ciclico o costante). 
Si può essere iperalimentati ed iponutriti.

Basta pensare a tutti gli snack, merendine, gelati, focacce, pizzette, bevande zuccherate che i bambini hanno a disposizione. Tutti i cibi altamente calorici, ma scarsamente nutrienti, poveri cioè di vitamine e minerali.

 

Nella seconda parte tratteremo in maniera più specifica i disturbi a livello di intestino, scheletro, ciclo e tono dell’umore.

 

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Anche quando il disturbo viene risolto, o perlomeno attenuato, i segni delle carenze nutrizionali subite restano per anni.

Più difficili da individuare sono le carenze nei DCA atipici. Spesso il paziente con DCA atipico non riconosce di avere o aver avuto un problema col cibo e non lo comunica al proprio medico curante che non ha la possibilità di fare le dovute indagini.

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Qual è la tua circonferenza vita?

Oggi ti invito a prendere il metro e a misurarti la circonferenza vita: mettiti in posizione eretta, usa un metro da sarto ponendolo appena al di sopra della cresta iliaca e facendo attenzione che il nastro metrico sia teso, non comprima la pelle e sia parallelo al pavimento.

Fatto? Bene, segnalo su un diario, sul cellulare o sul pc perché questo è un dato da monitorare.

E’ importante conoscere questo parametro perché da questa semplice operazione puoi capire se è arrivato il momento di prestare più attenzione alle tue abitudini alimentari e di movimento.

 

Il grasso che si accumula in eccesso in pancia, detto grasso viscerale o addominale, è stato dimostrato essere un fattore di rischio di morbidità e mortalità per malattie cardiovascolari, associato alle complicazioni metaboliche e cardiovascolari tipiche della sindrome metabolica (ipertensione, iperlipidemia, steatosi epatica, aterosclerosi e diabete di tipo II).

 

Circonferenze in uomini e donne

Grasso viscerale androide e ginoide

 GLI UOMINI tendono a localizzare la maggior parte del grasso intraddominale a livello dello stomaco e del “petto” (forma “a mela”)       obeso androide.

LE DONNE tendono a localizzare la maggior parte del grasso intorno ai fianchi, ai glutei ed alle cosce (forma “a pera”)      obesità di tipo ginoide (facile a riscontrarsi nelle donne specie latine).

Tra i due tipi di obesità, quella androide risulta essere la più pericolosa.

 

Soprattutto in persone obese è difficile stabilire dov’è la circonferenza vita, dove questo restringimento non è più evidente.

Per non sbagliare, consideriamo la circonferenza della vita come la minore misura rilevata ai fianchi posizionando il centimetro orizzontalmente tra le ultime costole e la cresta iliaca (sempre punti di repere ossei), ossia la minore circonferenza del tronco.

 

Circonferenza vita e rischio di malattia

Circonferenza vita e rischio


Per gli uomini, tra i 94 e i 102 centimetri è sovrappeso e più di 102 centimetri è obesità
 

Per le donne, tra gli 80 e 86 centimetri è sovrappeso, e più di 86 centimetri è obesità

 

L’International Diabetes Federation (I.D.F. 2004) nella nuova definizione di “Sindrome metabolica” ha ridotto i suddetti valori per stabilire “l’obesità viscerale” a 94 cm per gli uomini e 80 cm per le donne.

I maschi non debbono avere più di 94 cm e le femmine non devono superare gli 80 cm.

 

Perché il grasso viscerale è così pericoloso?

 Il grasso viscerale lo si può considerare come un vero e proprio organo endocrino capace rilasciare un gran numero di acidi grassi liberi nel sangue e questi,affluendo  in  gran  quantità  nel  fegato, alterano  diverse vie metaboliche causando:

  1. Aumento dei trigliceridi.
  2. Diminuzione del colesterolo “buono”, HDL.
  3. Aumento del colesterolo “cattivo”, LDL.
  4. Favorisce la gluconeogenesi (formazione di glucosio) e diminuisce la clearance epatica dell’insulina e, di conseguenza, l’aumento di quest’ultima in circolo (iperinsulinemia).
  5. La presenza in circolo di acidi grassi in forma libera crea una sorta di competizione con il glucosio per l’entrata nelle cellule, provocando un innalzamento dei livelli di glicemia che attivano il pancreas per il rilascio insulinico.
  6. Nonostante l’aumento di produzione di insulina da parte del fegato e da parte del pancreas, i livelli di glicemia permangono elevati. Questa condizione viene chiamata insulino-resistenza, ovvero una bassa sensibilità delle cellule all’azione dell’insulina.

Com’è noto, l’iperinsulinemia e l’insulino-resistenza sono fra i principali fattori responsabili delle alterazioni metaboliche del glucosio (alterazione della glicemia a digiuno, ridotta tolleranza al glucosio e diabete).

Tali alterazioni, unite a quelle lipidiche, spiegano perché il rischio cardiovascolare di un soggetto con notevole presenza di grasso viscerale è superiore a quello di un soggetto che rientra nei corretti limiti ponderali e di circonferenze.

Capita l’importanza di mantenere un giro vita nella norma?

 

La prossima settimana ti darò le dritte per impedire che il tuo girovita cresca e, se è già cresciuto, per ridurlo in poche ma efficaci mosse.

 

 

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Olio di krill: benessere per le arterie e non solo

Ricordi i documentari che danno in tv sulle balene, uccelli acquatici e pesce azzurro? Ricordi di cosa si nutrono? Di zooplancton, un insieme di piccoli invertebrati marini chiamati comunemente “Krill” (Euphasia superba), presente soprattutto nelle acque fredde e polari.

Da questi piccoli animaletti si ottiene l’olio di Krill – attualmente in commercio – un olio rosso scuro, molto viscoso e con una composizione chimica diversa dal comune olio di pesce.

Nei paesi sviluppati le alterazioni del metabolismo lipidico rappresenta la maggiore causa scatenante le patologie cardiovascolari. Un ruolo molto importante nella prevenzione è svolto dagli ω 3, in particolare dagli acidi grassi EPA e DHA, che troviamo nel comune olio di pesce e nell’olio di Krill.

Caratteristiche dell’olio di krill

L’olio di krill è ricco di ω 3 come EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (docosaesaenoico) sotto forma fosfolipidi e non di trigliceridi come nell’olio di pesce.

La presenza di questi acidi grassi rende le membrane biologiche fluide anche a temperature particolarmente rigide, come quelle polari.

Ma cosa rende l’olio di krill così speciale?
  • Gli ω 3 inducono una diminuzione dei livelli di trigliceridi nel sangue del 25-30%1. Studi hanno evidenziato che l’effetto è dose dipendente, strettamente collegato alla quantità di EPA e DHA2 . Soprattutto il DHA sembra anche aumentare modestamente i livelli di HDL (il colesterolo buono)
  • Gli ω 3 del krill è presente in forma di fosfolipidi, che sono maggiormente assorbibili a livello intestinale. Ciò determina oltre che una più rapida distribuzione di questi grassi, una più facile incorporazione di EPA e DHA nelle membrane cellulare con un effetto più immediato sulla prevenzione dei fattori di rischio cardiovascolari.
  • Inoltre è ricco di vitamina A, E e antiossidanti  che aumentano anche la stabilità dei PUFA ω 3
Effetti benefici

Studi condotti su uomini e donne hanno evidenziato:

  • riduzione della glicemia a digiuno
  • aumento di adiponectina, una citochina con proprietà anticancerogene e antinfiammatorie
  • in persone obese o sovrappeso migliora il profilo lipidico i maniera più efficiente rispetto quelli trattati con olio di pesce
  • modula il metabolismo lipidico epatico: riduce i trigliceridi e colesterolo epatico ed ematico inibendo fortemente la produzione de novo degli acidi grassi. Questo suggerisce la possibile applicazione di quest’olio per la prevenzione e cura di dislipidemie, obesità e steatosi
  • incide anche sulla riduzione della pressione sanguigna.
Controindicazioni
  • Non indicato se si assumono farmaci anticoagulanti
  • Allergie al pesce
  • Probabile alitosi in caso di dosi eccessive

 

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