L’alcool fa ingrassare?
L’alcool fa ingrassare?

Una domanda molto ricorrente tra i miei pazienti e non solo. C’è chi beve solo nel weekend, c’è chi beve occasionalmente, durante le festività, c’è chi, invece, si gratifica giornalmente con un bel bicchiere di vino, un amaro, piuttosto che un grappino dopo pasto.

Certo è che, sei vuoi dimagrire o restare in forma, devi stare attento/a sia alla frequenza con cui bevi alcolici, sia alle quantità.

Le calorie dell’alcoolVista dall'alto di bottiglie di assortimento di alcolici Foto Gratuite

Un grammo di alcool conta circa 7 kcal, i grassi 9 kcal, 4 kcal lo  zucchero. Chi pensa che il consumo di alcol faccia ingrassare per il suo alto contenuto calorico è fuori strada. Se questo fosse vero, tutti gli alcoolizzati cronici sarebbero obesi. Purtroppo il peso dell’alcool nell’alimentazione non è dovuto ad una questione calorica, piuttosto a fenomeni tossici epatici, antinutrizionali e di alterazione della regolazione ipotalamica.

Come fa allora l’alcool a far ingrassare visto che non determina una risposta insulinica?

L’alcol agisce in maniera indiretta, alterando una serie di meccanismi che regolano il nostro metabolismo.

In maniera molto semplice altera la funzione di ormoni regolatori dello stimolo della fame (grelina), della ricerca compulsiva di alcool (dopamina e galanina), di ormoni che regolano il metabolismo e nell’indurre l’aumento di grasso corporeo tramite l’innalzamento della resistenza all’insulina (leptina e resistina). Ad esempio l’aumento dei livelli di Leptina è un fenomeno tipico dell’obeso che porta ad un graduale rallentamento della funzione tiroidea, delle funzioni sessuali, dell’umore, della capacità muscolare e vitale.

Meglio limitare quindi gli alcoolici.

Quanto berne?

Mezzo bicchiere di vino al giorno per lui, due dita per lei, per essere a rischio zero.

Questo vale, però, se sei una persona in salute. Se hai patologie in corso (fegato grasso, transaminasi alte, ipertensione, diabete o prediabete, sovrappeso e circonferenza addominale eccessiva, etc.) dovresti eliminare qualsiasi tipo di alcolico, almeno finchè non avrai sfiammato il corpo.

Se sei abituato/a a pasteggiare con del vino, a fare l’aperitivo o grosse bevute nel weekend con gli amici o a fare due chiacchiere in compagnia anche di un bel cocktail, da questa settimana queste abitudini, alla luce di quanto visto, sono decisamente da moderare/evitare se vuoi perdere massa grassa senza seguire diete di restrizione e/o da fame.

 

Dimagrire non significa fare la fame ma permettere al nostro corpo di ritrovare un equilibrio ormonale alterato da cattive abitudini alimentari e non.

L’alcool fa ingrassare?
Per depurare il fegato dalle tossine dell’alcol:
  • Bevi molta acqua (da 2 a 3 litri al giorno) perché aiuta i reni ad espellere le tossine trattate dal fegato.Tisana in mani di donna
  • Fai un carico di vitamina C e acido citrico, antiossidanti che proteggono dai danni cellulari, con delle spremuta di limone oppure una tisana di tarassaco, carciofo e finocchio, cardo mariano.
  • Utile anche il tè rosso, chiamato impropriamente tè perché è a base di rooibos, una pianta appartenente alla famiglia delle leguminose, importata dall’Africa. Priva di caffeina, al contrario di altri tipi di the, ha un’azione depurativa e antiossidante per il fegato grazie al suo alto contenuto di zinco, calcio, ferro, vitamina C, fosforo e altre sostanze antiossidanti.
  • Mangia cibi ricchi di glutatione  (forte antiossidante contro i danni alle cellule) o che favoriscono la produzione di glutatione: asparagi, anguria e broccoli, papaya, avocado.
  • Mangia il pesce, è una buona fonte di Omega-3, con attività antinfiammatoria, e  di selenio, un ottimo antiossidante che aiuta il fegato nei processi di detossificazione.

 

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Fonte foto: freepick

 

 

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Diabete e retinopatia: alimentazione e chek-up gratuiti

Diabete e retinopatia: alimentazione e chek-up gratuiti

Il 13 ottobre con l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus e l’OMS si celebra La Giornata Mondiale della Vista .

Quest’anno nel nostro Paese è dedicata alla prevenzione della retinopatia diabetica.

Nel mondo ci sono 147 milioni di persone colpite da questa malattia oculare su 422 milioni di diabetici. Una diagnosi precoce può salvare la vista.

Cos’è il diabete?

Un disordine metabolico caratterizzato da IPERGLICEMIA  (livelli di glucosio nel sangue elevati) e urine contenenti grandi quantità di zuccheroI valori normali della glicemia a digiuno sono compresi tra i 70 e i 110 milligrammi per decilitro di sangue (70-110 mg/dl).

Perché avviene?

Viene prodotta una quantità inadatta di insulina o il suo utilizzo risulta inadeguato. L’insulina è un ormone secreto dal pancreas che permette al glucosio di entrare nelle cellule per essere utilizzato come fonte di energia.

Due forme principali di diabete:

  • Tipo 1 o diabete insulino-dipendente (di tipo immunologico):
    In genere insorge nell’infanzia o nell’adolescenza. In questa forma di diabete il pancreas non produce l’insulina (le cellule b del pancreas vengono distrutte da autoanticorpi e linfociti T citotossici) per cui, per controllare la malattia, è necessario iniettarla per via sottocutanea ogni giorno e per tutta la vita.
  • Tipo 2 o diabete non insulino-dipendente
    È la forma più comune. Il pancreas produce l’insulina ma le cellule dell’organismo non riescono a utilizzarla. Si manifesta dopo i 30-40 anni e sono stati individuati numerosi fattori di rischio come: familiarità, sovrappeso, sedentarietà , sindrome metabolica, fumo, ecc. Per controllare la malattia è necessario assumere farmaci ipoglicemizzanti (per via orale) e/o bisogna seguire una dieta bilanciata.

Esistono, inoltre, un diabete gestazionale (l’iperglicemia si riscontra per la prima volta durante la gravidanza) e un diabete secondario che insorge in seguito ad altre malattie (pancreatite, ipertiroidismo, ecc.) o a determinate terapie.

Quando insorge la retinopatia

La retinopatia diabetica da sintomi oculari solo quando ha raggiunto uno stadio molto avanzato, che ha già determinato dei danni irreversibili, determinando abbassamento lento e graduale della vista (visus), distorsione delle immagini (metamorfopsie), improvvisa perdita della visione in un occhio per un’emorragia abbondante (emovitreo) o per l’occlusione di un grosso vaso sanguigno della retina.

Fattori di rischio

  • Un fattore di rischio per la retinopatia è la presenza Diabete e retinopatia: alimentazione e chek-up gratuitidel diabete da lungo tempo: la probabilità di esserne colpiti è più elevata se si è ammalati da un tempo più lungo. Dopo 20 anni di diabete più del 90% dei diabetici presenta una retinopatia diabetica.
  • L’altro fattore di rischio sono gli sbalzi di glicemia: è importante mantenere i valori della glicemia entro certi limiti, senza sbalzi eccessivi. Questo obiettivo si può raggiungere seguendo scrupolosamente le indicazioni alimentari e adottando uno stile di vita adeguato.
  • L’ipertensione arteriosa.

 

Retinopatia diabetica e alimentazione

La prima forma di “trattamento” della retinopatia diabetica è controllare il più possibile la glicemia, evitando ampie oscillazioni. La dieta e l’attività fisica sono due armi da non sottovalutare: la giusta scelta e combinazione degli alimenti, gli orari da rispettare, la giusta idratazione e l’esercizio fisico giornaliero aiutano il paziente a controllare meglio gli zuccheri nel sangue.

Iniziative e check-up gratuiti

Mantova

  • Distribuzione Materiale Informativo Piazza Marconi dalle 8.30 alle 12.30
  • Incontro Divulgativo in sezione, Via della Conciliazione n.37 dalle 16.00 alle 17.00
  • Per informazioni: 0376/323317

Modena

  • Distribuzione Materiale Informativo
  • Per informazioni: 059/300012

Firenze

  • Distribuzione Materiale Informativo
  • Per informazioni: 055/580319

 

La prossima settimana vedremo insieme quali scelte alimentari sono più indicate per mantenere una glicemia costante, senza sbalzi eccessivi.

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I fichi nella nostra dieta: benefici proprietà e controindicazioni

 

I fichi nella nostra dieta benefici, proprietà e controindicazioni

I fichi maturano d’estate e fino all’ inizio dell’autunno. All’inizio dell’estate, maturano i cosiddetti fichi “fioroni”: sono ricchi di nutrienti, di fibre anti stipsi e di minerali drenanti; i “fichi veri” maturano da agosto a settembre e i fichi tardivi arrivano in autunno.

Sono da preferire a quelli secchi, poiché quest’ultimi contengono ben 256 kcal e 58 g di zuccheri per 100 g. Meglio, quindi, i fichi freschi e ben maturi.

fichi sono frutti particolarmente delicati: in frigo possono essere conservati per un massimo di tre giorni, riposti in un sacchetto di carta per evitare lo stretto contatto col freddo e l’assorbimento di odori provenienti da altri cibi presenti nel frigorifero.

I fichi nella nostra dieta: benefici, proprietà e controindicazioni

Le proprietà di questo frutto sono notevoli e, se consumati nel modo giusto, non c’è pericolo per chi è a dieta.

  • Spuntino energizzante: dopo una bella corsa, una partita a calcetto, una nuotata,  i fichi costituisco un ottimo spuntino energizzante per l’alto contenuto di zuccheri facilmente assimilabili. Meglio evitare di mangiarli di sera quando il nostro corpo non ha così bisogno di energie da bruciare.
  • Per la pressione: un consumo elevato di sodio abbinato ad uno scarso apporto di potassio può portare all’ipertensione. Il buon contenuto di potassio aiuta a controllare la pressione sanguigna e a contrastare gli effetti del sodio che introduciamo nel nostro organismo attraverso il cibo, soprattutto quello industriale.
  • Proteggono il cuore: contengono acidi grassi Omega 3 e 6,  noti per ridurre il rischio di malattie coronariche. Le sue foglie inoltre contengono composti in grado di ridurre i trigliceridi a tutto vantaggio della salute del cuore.
  • Calcio e ferro: i frutti freschi sono ricchi di calcio, minerale essenziale nella formazione delle ossa, perché aumenta la densità e ne facilita il corretto sviluppo; e di ferro, utile nelle persone con anemia.
  • Regola l’intestino: la presenza nei fichi di fibre e mucillagini aiuta il nostro intestino ad essere più regolare.
  • Contro tosse e infiammazioni: il decotto di fichi secchi ha un’azione lenitiva nei confronti degli attacchi di tosse. Il fico ha anche proprietà antinfiammatorie sull’apparato urinario e circolatorio e anche nei confronti delle pareti intestinali, proteggendole dalle ulcere.
  • Le foglie e il Diabete: le foglie di fico sono commestibili e hanno proprietà utili per persone che soffrono di diabete in quanto sono in grado di abbassare la quantità di insulina richiesta nelle persone che necessitano iniezioni di questa sostanza.
  • Prevenzione dei tumori: la ricca presenza di fibre aiuta il nostro organismo a proteggersi dai radicali liberi e sostanze cancerogene.  Legandosi  alle sostanze nocive, la fibra ne facilita l’espulsione.
  • Acne: si può ridurre gli effetti dell’acne applicando sul viso una purea ottenuta con fichi freschi e lasciarla asciugare per 20 minuti circa.

Controindicazioni del fico

I frutti sono un alimento sconsigliato per chi soffre di diabete. Il consumo eccessivo è sconsigliato anche a chi soffre di obesità.

Visto quante proprietà? Se hai delle domande sull’argomento scrivi a [email protected]

 

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Qual è la tua circonferenza vita?

Oggi ti invito a prendere il metro e a misurarti la circonferenza vita: mettiti in posizione eretta, usa un metro da sarto ponendolo appena al di sopra della cresta iliaca e facendo attenzione che il nastro metrico sia teso, non comprima la pelle e sia parallelo al pavimento.

Fatto? Bene, segnalo su un diario, sul cellulare o sul pc perché questo è un dato da monitorare.

E’ importante conoscere questo parametro perché da questa semplice operazione puoi capire se è arrivato il momento di prestare più attenzione alle tue abitudini alimentari e di movimento.

 

Il grasso che si accumula in eccesso in pancia, detto grasso viscerale o addominale, è stato dimostrato essere un fattore di rischio di morbidità e mortalità per malattie cardiovascolari, associato alle complicazioni metaboliche e cardiovascolari tipiche della sindrome metabolica (ipertensione, iperlipidemia, steatosi epatica, aterosclerosi e diabete di tipo II).

 

Circonferenze in uomini e donne

Grasso viscerale androide e ginoide

 GLI UOMINI tendono a localizzare la maggior parte del grasso intraddominale a livello dello stomaco e del “petto” (forma “a mela”)       obeso androide.

LE DONNE tendono a localizzare la maggior parte del grasso intorno ai fianchi, ai glutei ed alle cosce (forma “a pera”)      obesità di tipo ginoide (facile a riscontrarsi nelle donne specie latine).

Tra i due tipi di obesità, quella androide risulta essere la più pericolosa.

 

Soprattutto in persone obese è difficile stabilire dov’è la circonferenza vita, dove questo restringimento non è più evidente.

Per non sbagliare, consideriamo la circonferenza della vita come la minore misura rilevata ai fianchi posizionando il centimetro orizzontalmente tra le ultime costole e la cresta iliaca (sempre punti di repere ossei), ossia la minore circonferenza del tronco.

 

Circonferenza vita e rischio di malattia

Circonferenza vita e rischio


Per gli uomini, tra i 94 e i 102 centimetri è sovrappeso e più di 102 centimetri è obesità
 

Per le donne, tra gli 80 e 86 centimetri è sovrappeso, e più di 86 centimetri è obesità

 

L’International Diabetes Federation (I.D.F. 2004) nella nuova definizione di “Sindrome metabolica” ha ridotto i suddetti valori per stabilire “l’obesità viscerale” a 94 cm per gli uomini e 80 cm per le donne.

I maschi non debbono avere più di 94 cm e le femmine non devono superare gli 80 cm.

 

Perché il grasso viscerale è così pericoloso?

 Il grasso viscerale lo si può considerare come un vero e proprio organo endocrino capace rilasciare un gran numero di acidi grassi liberi nel sangue e questi,affluendo  in  gran  quantità  nel  fegato, alterano  diverse vie metaboliche causando:

  1. Aumento dei trigliceridi.
  2. Diminuzione del colesterolo “buono”, HDL.
  3. Aumento del colesterolo “cattivo”, LDL.
  4. Favorisce la gluconeogenesi (formazione di glucosio) e diminuisce la clearance epatica dell’insulina e, di conseguenza, l’aumento di quest’ultima in circolo (iperinsulinemia).
  5. La presenza in circolo di acidi grassi in forma libera crea una sorta di competizione con il glucosio per l’entrata nelle cellule, provocando un innalzamento dei livelli di glicemia che attivano il pancreas per il rilascio insulinico.
  6. Nonostante l’aumento di produzione di insulina da parte del fegato e da parte del pancreas, i livelli di glicemia permangono elevati. Questa condizione viene chiamata insulino-resistenza, ovvero una bassa sensibilità delle cellule all’azione dell’insulina.

Com’è noto, l’iperinsulinemia e l’insulino-resistenza sono fra i principali fattori responsabili delle alterazioni metaboliche del glucosio (alterazione della glicemia a digiuno, ridotta tolleranza al glucosio e diabete).

Tali alterazioni, unite a quelle lipidiche, spiegano perché il rischio cardiovascolare di un soggetto con notevole presenza di grasso viscerale è superiore a quello di un soggetto che rientra nei corretti limiti ponderali e di circonferenze.

Capita l’importanza di mantenere un giro vita nella norma?

 

La prossima settimana ti darò le dritte per impedire che il tuo girovita cresca e, se è già cresciuto, per ridurlo in poche ma efficaci mosse.

 

 

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