Malattie del fegato e microbioma: l’importanza di un intestino sano
Malattie del fegato e microbioma: l’importanza di un intestino sano

Malattie del fegato e microbioma: l’importanza di un intestino sano

Se sei spesso affaticato, stanco, se ti senti privo di energie e dormiresti per giorni, se digerisci male, hai la pancia gonfia e l’intestino irregolare, forse dovresti leggere questo articolo.

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Spesso mi succede di seguire persone con steatosi epatica che, apparentemente, mangiano bene e non bevono alcolici. Tutti presentano infiammazioni gastriche e intestinali, è raro il contrario.

Strano ma vero, se hai l’intestino infiammato sei a maggior rischio di patologie epatiche, anche se non bevi alcolici e non sei obeso.

Oggi cercherò di spiegarti come comunicano il fegato e l’intestino, il delicato equilibrio che si crea tra essi e come l’alterazione di tale equilibrio generi infiammazione fino al tumore.

Gli studi sul microbioma sono sempre più numerosi e, nell’ultimo decennio, è stato trovato un filo conduttore tra diverse malattie del fegato e l’intestino, che vanno dalla steatoepatite non alcolica, alla steatoepatite alcolica e alla cirrosi, al carcinoma epatocellulare.

Esaminando la comunicazione intestino-fegato, gli scenziati sono riusciti a comprendere meglio la biologia di base della steatosi epatica sia alcolica che non alcolica.

Di immensa importanza è il massiccio progresso nella comprensione del ruolo del Microbioma nel determinare lo stadio della malattia del fegato e per prevedere gli effetti di farmaci, dietetici, e altri interventi, sia a livello di popolazione che individuale.

Il legame tra intestino e fegato è rafforzato dall’aumento parallelo di malattie del fegato e disturbi gastrointestinali (GI) ed immunitari.

Come comunicano?

Il fegato e l’intestino comunicano ampiamente attraverso le vie biliari, la vena porta e i mediatori sistemici:

  • I prodotti del fegato influenzano principalmente la composizione del microbioma intestinale e l’integrità della barriera intestinale
  • I fattori intestinali regolano la sintesi degli acidi biliari, il metabolismo del glucosio e dei lipidi nel fegato.

Le diverse malattie del fegato (ALD / ASH, NAFLD / NASH, PBC, PSC) non sono indipendenti, ma presentano un comune percorso di progressione della malattia. Gli eventi proinfiammatori nel fegato e nell’intestino mediano lo sviluppo di fibrosi, cirrosi e, infine, carcinoma epatocellulare (HCC).

Malattie del fegato e microbioma: l’importanza di un intestino sano

Le malattie epatiche alcoliche e non alcoliche condividono caratteristiche chiave come la disbiosi intestinale, la permeabilità intestinale e le variazioni dei livelli di acidi biliari, etanolo e metaboliti della colina.

L’origine delle malattie del fegato (Figura 1) è sostenuta da cambiamenti proinfiammatori nell’ospite. La disbiosi intestinale e l’aumento della permeabilità intestinale portano alla traslocazione di microbi e prodotti microbici, inclusi i componenti della parete cellulare (endotossine da batteri gram-negativi, β-glucano da funghi) e DNA, denominati Pattern Molecolari Associati a Microbi (o agenti patogeni) (MAMP / PAMP).

Questi Mamp sono riconosciuti dai recettori immunitari sulle cellule del fegato (come le cellule di Kupffer e le cellule stellate epatiche e la lamina propria (un tessuto ricco di cellule immunitarie sotto l’epitelio intestinale) che avviano cascate infiammatorie che alla fine portano a danni al fegato sotto forma di fibrosi.

Il danno, se prolungato, può progredire in cirrosi (fibrosi grave), in carcinoma epatocellulare (HCC), la forma più predominante (oltre l’80%) dei tumori primari del fegato.

Le numerose associazioni dimostrate tra salute intestinale e diversi tipi di neoplasia, suggeriscono un ruolo potenziale del microbioma nell’HCC. Inoltre, il fegato e il microbioma si impegnano nel co-metabolismo degli xenobiotici, inclusi gli agenti cancerogeni, che possono predisporre indipendentemente l’ospite all’HCC.

Figura 1 Manifestazioni fisiologiche di danno epatico lungo uno spettro di progressione.

(MAMP: pattern molecolari associati a microbi; ALD: epatopatia alcolica; NAFLD: steatosi epatica non alcolica; ASH: steatoepatite alcolica; NASH: steatoepatite non alcolica; HBV: virus dell’epatite B; HCV: virus dell’epatite C; PSC: colite sclerosante primaria PBC: colangite biliare primitiva)

 

I fattori di rischio

I Fattori di rischio che possono portare indipendentemente a danno epatico sono:

  • l’abuso di alcol
  • dieta squilibrata
  • infezione (HBV / HCV)
  • disfunzione immunitaria (PBC / PSC) .

I pazienti che abusano di alcol e le persone obese spesso sviluppano la steatosi (fegato grasso), che è caratterizzata da una maggiore permeabilità intestinale e disbiosi. Successivamente, l’omeostasi degli acidi biliari e della colina viene disturbata insieme all’aumentata traslocazione dei MAMP attraverso la barriera intestinale, portando alla steatoepatite, la forma progressiva di danno epatico.

Sia il danno epatico dipendente dalla steatosi che quello indipendente dalla steatosi possono progredire fino alla cirrosi (danno epatico allo stadio terminale), che è caratterizzata dalla traslocazione di batteri vitali al fegato e da una grave infiammazione. Man mano che la funzionalità epatica è progressivamente compromessa, si accumulano metaboliti che promuovono il tumore e xenobiotici. Questi potrebbero attivare percorsi oncogeni che causano carcinoma epatocellulare, la forma più predominante di tumori epatici primari.

Comunicazione fegato – intestino

L’intestino e il fegato comunicano tramite stretti collegamenti bidirezionali attraverso le vie biliari, la vena porta e la circolazione sistemica (Figura 2). Il fegato comunica con l’intestino rilasciando acidi biliari e molti mediatori bioattivi nelle vie biliari e nella circolazione sistemica.

Nell’intestino, l’ospite e i microbi metabolizzano substrati endogeni (acidi biliari, amminoacidi) ed esogeni (dalla dieta e dall’esposizione ambientale), i cui prodotti si trasferiscono nel fegato attraverso la vena porta e influenzano le funzioni epatiche. Alcuni collegamenti cruciali tra l’intestino e il fegato sono discussi di seguito.

Malattie del fegato e microbioma: l’importanza di un intestino sanoFigura 2

Comunicazione bidirezionale tra intestino e fegato

Il fegato trasporta i sali biliari e le molecole antimicrobiche (IgA, angiogenina 1) al lume intestinale attraverso le vie biliari. Questo mantiene l’eubiosi intestinale controllando la proliferazione batterica. I sali biliari agiscono anche come importanti molecole di segnalazione attraverso i recettori nucleari (come FXR, TGR5) per modulare la sintesi degli acidi biliari epatici, il metabolismo del glucosio, il metabolismo dei lipidi e l’utilizzo di energia dalla dieta.

D’altra parte, i prodotti intestinali come i metaboliti dell’ospite e/o microbico e i MAMP si trasferiscono nel fegato attraverso la vena porta e influenzano le funzioni epatiche. Inoltre, la circolazione sistemica estende l’asse intestino-fegato trasportando i metaboliti del fegato da sostanze dietetiche, endogene o xenobiotiche (ad es. FFA, metaboliti della colina, metaboliti dell’etanolo) nell’intestino attraverso il sistema capillare. A causa di questo mezzo di trasporto e della facilità di diffusione dei mediatori sistemici attraverso i capillari sanguigni, questi potrebbero influenzare la barriera intestinale sia positivamente (es. Butirrato) che negativamente (es. Acetaldeide)

(TMA: trimetilammina; TMAO: trimetilammina N-ossido; MAMP: pattern molecolari associati a patogeni; VLDL: lipoproteine ​​a bassissima densità; FXR: recettore Farnesoid X; TGR5: recettore accoppiato alla proteina G Takeda 5; FFA: acido grasso libero).

Circolazione enteroepatica: cosa sono gli acidi biliari?

Gli acidi biliari (BAs) sono molecole anfipatiche sintetizzate dal colesterolo negli epatociti pericentrale. Questi sono coniugati con glicina o taurina e rilasciati nelle vie biliari. Quando raggiungono l’intestino tenue attraverso il duodeno, i BA, insieme ad altri componenti biliari, facilitano l’emulsificazione e l’assorbimento dei grassi alimentari, del colesterolo e delle vitamine liposolubili.

Circa il 95% delle BA viene attivamente riassorbito nell’ileo terminale e trasportato di nuovo al fegato. Il restante cinque percento viene deconiugato, deidrogenato e deidrossilato dal microbiota intestinale per formare acidi biliari secondari, che raggiungono il fegato tramite assorbimento passivo nella circolazione portale. Il fegato ricicla i BA e li secerne nelle vie biliari completando la “circolazione enteroepatica” cioè un sistema di scambio tra l’intestino e il fegato.

Gli acidi biliari arrivati nell’intestino legano le cellule intestinali modulando due azioni:

  1. Inducono la produzione di una enterocina che raggiunge blocca la produzione degli acidi biliari (down-regolation);
  2. Inducono la produzione di peptidi antimicrobici che sono direttamente coinvolti nell’inibizione della proliferazione microbica intestinale.

 

E’ chiaro come la disbiosi intestinale altera l’equilibrio nella produzione degli acidi biliari, aumentandone la sintesi e allo stress metabolico. Uno squilibrio di BA e batteri intestinali provoca una cascata di risposte immunitarie dell’ospite rilevante per la progressione delle malattie del fegato.

I batteri commensali

I batteri commensali sono strettamente associati alla mucosa intestinale e rafforzano l’integrità della barriera, stimolando l’immunità cellulo-mediata tramite la segnalazione mediata dal recettore toll-like o producendo metaboliti che rafforzano direttamente le giunzioni strette (acidi grassi a catena corta) e inibiscono la crescita di altri microbi.

La rottura di uno o più componenti della barriera intestinale, ne compromette l’integrità.

I principali fattori che provocano infiammazione intestinale e disbiosi con aumento della permeabilità sono:

  1. Dieta occidentale ad alto contenuto di grassi
  2. Consumo cronico di alcool
  3. Uso prolungato di antibiotici
  4. Malattie infiammatorie immuno-mediate come IBD.

 

Batteri e MAMP

La permeabilità intestinale è caratterizzata da giunzioni strette tra gli enterociti compromesse ed è costantemente presente in tutte le malattie del fegato.

Il danno epatico è associato alla proliferazione batterica intestinale piccola (SIBO) e alla disbiosi microbica del tratto gastrointestinale inferiore. Inoltre si assiste ad una maggiore traslocazione dei MAMP nella circolazione portale. Quando raggiungono il fegato, i MAMP inducono un’infiammazione localizzata. Questi portano all’espressione di citochine infiammatorie, stress ossidativo e del reticolo endoplasmatico (ER) e conseguente danno epatico.

Metaboliti della colina

La colina è un macronutriente importante per:

  • la funzionalità epatica
  • lo sviluppo del cervello
  • per la funzione nervosa
  • per il movimento muscolare
  • mantenimento di un metabolismo sano.

La colina è trasformata in fosfatidilcolina (lecitina) dall’ospite, che aiuta l’eliminazione di lipoproteine ​​a densità molto bassa (VLDL) dal fegato. Ciò impedisce l’accumulo epatico di trigliceridi (steatosi epatica). Inoltre, i batteri intestinali convertono la colina in trimetilammina (TMA). La TMA, attraversola vena porta, arriva al fegato dove viene convertita in trimetilammina N-ossido (TMAO) .

Un basso livello di fosfatidilcolina prodotta dall’ospite e l’aumento della circolazione sistemica del TMAO, indica uno squilibrio caratteristico della disbiosi intestinale. Questa condizione favorisce l’accumulo di  trigliceridi e il conseguente danno epatico (steatosi epatica non alcolica,tumorigenesi epatica).

Acidi grassi liberi

Gli acidi grassi liberi includono acidi grassi a catena corta (SCFA) e acidi grassi saturi a catena lunga (LCFA). Il butirrato e il propionato (prodotti della fermentazione batterica) sono gli acidi grassi a catena corta dominanti nell’intestino crasso.

Il butirrato è una fonte di energia per le cellule intestinali (enterociti) e facilita il mantenimento della barriera intestinale.

Il danno epatico indotto dall’alcool provoca una riduzione in butirrato e propionato e un aumento di acetato (prodotto dal metabolismo dell’etanolo nel lume, ma principalmente derivato da metabolismo dell’etanolo nel fegato). L’aumento dell’acetaldeide può indebolire la barriera intestinale e indurre stress epatico per traslocazione degli antigeni intestinali nel fegato. Studi hanno evidenziato come la supplementazione di butirrato sotto forma di estere di glicerolo, tributirina, diminuisce permeabilità intestinale e il conseguente danno epatico nei topi che seguono una dieta alcolica a breve termine.

Etanolo e acetaldeide

La mucosa del tratto gastrointestinale assorbe l’etanolo per semplice diffusione. All’interno del tratto gastrointestinale, la maggior parte dell’etanolo da cibo e bevande viene assorbita dallo stomaco (~ 20%) e dall’intestino tenue (~ 70%). Sebbene la fermentazione microbica contribuisca alla concentrazione di etanolo luminale, la quota maggiore di alcol nell’intestino crasso proviene dalla circolazione sistemica.

Il microbiota intestinale e gli enterociti trasformano l’etanolo in acetaldeide e, in misura minore, in acetato, aiutando il fegato nella metabolizzazione dell’etanolo.  L’importanza dei microbi intestinali nel metabolismo degli xenobiotici è stata evidenziata da uno studio che ha dimostrato un maggiore danno epatico in topi privi di germi intestinali.

Le malattie epatiche non alcoliche e alcoliche (Figura 3) sono caratterizzate da un aumento dei livelli luminali e circolanti di etanolo e dei suoi metaboliti, acetaldeide e acetato.

Questi metaboliti sono stati associati indipendentemente al danno epatico. L’acetaldeide ha è stata implicata nell’indebolimento delle giunzioni intestinali strette, compromettendo la barriera intestinale e consentendo la traslocazione di prodotti microbici. È stata anche associata alla sottoregolazione dell’espressione dei peptidi antimicrobici (AMP) nell’intestino,  provocando risposte immunitarie infiammatorie e adattive dell’ospite. Inoltre, l’ALD è caratterizzata da una riduzione del butirrato intestinale (una fonte di energia per gli enterociti) che è collegata all’indebolimento delle giunzioni intestinali strette e quindi alla permeabilità.

Malattie del fegato e microbioma: l’importanza di un intestino sano

Figura 3.

Interazione tra il fegato e il microbioma intestinale in (A) Malattia epatica alcolica (ALD) e (B) Steatosi epatica non alcolica (NAFLD).

(AMP: peptidi antimicrobici; BA: acidi biliari; EtOH: etanolo; FXR: recettore Farnesoid X; HFD: dieta ricca di grassi; LCFA: acidi grassi a catena lunga; TMA: trimetilammina; TMAO: trimetilammina N-ossido).

In questo articolo è ben chiaro quanto le nostre abitudini alimentari, e non solo, siano determinanti per generare o alterare equilibri fondamentali per mantenersi in buona salute.

Adottare uno stile di vita sano, significa prendersi cura di se stessi. Bisognerebbe abituarsi all’idea che prendersi cura di se stessi non signica curarsi dalla malattia ma curarsi per evitare la malattia.

 

 

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Mal di pancia, Gonfiore e Diverticoli: la soluzione è nelle Fibre
Mal di pancia, Gonfiore e Diverticoli: la soluzione è nelle Fibre

Mal di pancia, Gonfiore e Diverticoli: la soluzione è nelle Fibre

Oggi ti parlo di un problema intestinale abbastanza comune, tipico dei paesi occidentali, la diverticolosi, cioè la presenza di diverticoli nel colon, la cui patogenesi prevede fattori alimentari e comportamentali, oltre che ereditari e genetici.

I diverticoli sono estroflessioni della parete intestinale, come dei bottoncini ai lati del colon, punti molto delicati e soggetti ad infiammazione.

Molto spesso i diverticoli sono asintomatici per cui conviviamo con essi senza mai accorgecene. Altre volte, invece, possono infiammarsi, generando sintomi anche gravi, dovuti al ristagno di materiale fecale al loro interno e successiva contaminazione batterica.

Quali i sintomi più comuni?

Generalmente il paziente afferma di essere “abbastanza regolare” ma, ad una indagine più approfondita emerge che un’alternanza di più evacuazioni al giorno, con feci molli o poco formate, a più giorni senza evacuare, meteorismo.Spesso avverte un fastidio, più che un dolore, al fianco sinistro e nella parte bassa dell’addome. La sua circonferenza addominale risulta sopra la norma, con un addome teso, come se fosse pieno d’aria, e dolorante alla palpazione.

Diverticolosi o sindrome del colon irritabile?

I sintomi della diverticolosi spesso si confondono con la sindrome del colon irritabile e viceversa. Per la diagnosi è necessario un accertamento diagnostico, con mezzi strumentali, da un Gastroenterologo.

Come mai si formano i diverticoli?Diverticolosi dell'intestino crasso - Disturbi digestivi - Manuale ...

Nella maggior parte dei casi è lo stile alimentare e di vita che favorisce questo fenomeno, a volte può essere indotto anche dall’assunzione di farmaci che alterano il transito intestinale.

La malattia diverticolare è comune nei paesi industrializzati, in particolare in quei paesi dove vigono diete a basso apporto di fibra. La malattia è rara in Asia e in Africa, dove la maggior parte delle persone assumono diete ad alto apporto di fibra.

Una tra le cause più importanti della diverticolosi è la stitichezza: le feci dure e grumose e gli sforzi per defecare, possono causare aumento della pressione nel colon, soprattutto nei tratti più stretti del colon sigmoideo. Questa tensione sulle pareti interne del viscere è quella che può causare il cedimento delle stesse attraverso punti deboli di minor resistenza. Si vengono a formare quelle tasche che sono i diverticoli.

Come mai si infiammano?

E’ molto probabile che la prolungata costipazione tenda a riempire anche le sacche diverticolari di feci. Tale deposito aumenta la carica batterica che provoca l’infezione. Una condizione da non prendere sotto gamba perchè, col tempo e se non curati, potrebbero perforarsi, provocando una peritonite.

In che modo la dieta può aiutare?

Il tipo di alimentazione da scegliere dipende dalla situazione in cui ci troviamo.

Se sono in diverticolosi, asintomatica, o ad un livello di lieve diverticolite, allora è necessario modificare la nostra alimentazione per migliorare il transito intestinale e ridurre l’infiammazione.

Le modifiche vanno fatte gradualmente, altrimenti rischiamo di avere un effetto opposto a quello desiderato.

Le fibre

Le fibre sono la parola chiave alla soluzione del problema ma bisogna saperle dosare.

  1. Comincia ad introdurre una porzione al giorno di fibre insolubili (crusca) presenti nei prodotti integrali come pane, pasta, cereali (riso, farro, orzo, etc.).
  2. Introduci almeno due porzioni al giorno di fibre solubili derivanti dalle verdure crude. Meglio cominciare il pasto con la verdura cruda.
  3. Introduci massimo due porzioni al giorno di fibre solubili derivanti dalla frutta, meglio con la buccia.
  4. Inserisci un paio di porzioni a settimana di legumi al posto della carne o dei latticini.
  5. Anche la frutta secca a guscio può aiutare (mandorle, noci, nocciole, pistacchi non salati) per la presenza di fibre e grassi buoni.
  6. Grassi buoni di origine vegetale: olio extravergine di oliva crudo, olio di canapa, avocado, frutta secca a guscio, semi di girasole, zucca. I semi di chia, papavero, sesamo, semi di lino e tutti i semi difficilmente masticabili, vanno consumati solo se tritati in polvere con un macina caffè, altrimenti non vengono digeriti.
  7. Ultima, ma non per importanza, l’acqua. Il colon va idratato bene se vogliamo un intestino regolare. Solo gli alimenti non bastano.

Quali alimenti fanno male?

Tutti gli alimenti che non favoriscono il transito intestinale e che si depositano nelle sacche.

  1. Tutti gli alimenti fatti con farine raffinate. Sono poveri di fibre e gli amidi senza fibre, formano una specie di “colla” attorno l’intestino.
  2. Un eccessivo consumo di carne e latticini, noti per avere un potere pro-infiammatorio sul colon.
  3. Sostanze irritanti per il colon come caffè, tè, alcolici.
  4. Le bevande gassate, aumentano ulteriormente la pressione intestinale
  5. Cibi denominati senza zucchero: i dolcificanti sono irritanti e peggiorano i sintomi dissenterici.
  6. Gli alimenti con semi piccoli: kiwi, pomodori, fragole, uva, fichi, i frutti di bosco. I cetrioli, come anche i pomodori, si possono mangiare eliminando i semi.
  7. Semi di chia, papavero, sesamo, lino, etc. vanno consumati solo se tritati in polvere con un macina caffè. La questione dei semi però è stata messa in discussione

 

Le buone abitudini fondamentali

L’abitudine essenziale per il benessere intestinale, e non solo, è la camminata o una leggera attività sportiva. Camminare aiuta a mantenere tonica la muscolatura del torchio addominale, facilitando l’attività defecatoria, eliminando il fattore di rischio stitichezza che facilita la formazione diverticolare.

E’ bene integrare fermenti lattici come mantenimento di una flora batterica equilibrata ed un intestino regolare, non in caso di infezione.

Ma se i sintomi sono di una Diverticolite acuta?

Durante un attacco acuto importante, in cui si può avere febbre, nausea, vomito, crampi molto dolorosi è opportuno il ricovero e la “messa a riposo dell’intestino”, cioè un digiuno assoluto, la nutrizione totale parenterale e la terapia antibiotica ed anti-infiammatoria prescritta dal Gastroenterologo.

Passato il primo momento acuto, è importante:alimentazione naturale

  1. Ridurre le fibre per qualche giorno.
  2. Meglio assumere delle creme di cereali, tipo  crema di riso, tapioca, etc.
  3. Il pane tostato.
  4. Brodo vegetale filtrato.
  5. Poca carne magra, meglio se omogenizzata.
  6. Frutta e verdure in centrifugato/estratto.

Gradualmente si potranno introdurre tutti gli alimenti compresi quelli ricchi di fibre.

 

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migliora salute
Migliora la tua salute in 5 semplici mosse

In questo periodo di emergenza passiamo molto più tempo in casa. L’attività fisica si è ridotta, se non azzerata, e, inevitabilmente, mangiamo un po’ di più. Il male di poco però se le scelte che facciamo a tavola sono pensate anche per nutrirsi consapevolmente e non solo per gratificare il nostro palato e per placare le nostre emozioni, messe a dura prova dall’incertezza del virus COVID-19.

La relazione tra mente e corpo sono ormai note. Numerose sono le ricerche che dimostrano come i condizionamenti psicologici e sociali sono fattori che si trovano presenti in tutte le malattie e in tutti i disturbi fisici, anche se il loro peso può variare da disturbo a disturbo, da individuo a individuo.

Dagli anni ’80 poi emerse lo stretto rapporto tra il sistema nervoso centrale e il sistema immunitario, molto sensibile allo stress.

Oggi si parla di psiconeuroendocrinoimmunologia, conosciuta maggiormente attraverso il suo acronimo “P.N.E.I.

Da un’ampia letteratura, una persona sottoposta a stress costante produce meno anticorpi e spesso si ammala più facilmente rispetto ad altre persone non o meno stressate. Lo stress, infatti, può aumentare la mortalità in seguito all’esposizione ad agenti infettivi.

Migliora la tua salute in 5 semplici mosse

I nostri comportamenti alimentari e di stile di vita hanno un forte impatto sulla nostra salute in termini di sistema immunitario, pressione arteriosa, grassi nel sangue (colesterolo, trigliceridi), zuccheri nel sangue (glicemia), funzionalità epatica (transaminasi), grasso corporeo, etc.

Nell’articolo, Migliora la tua salute in cinque semplici mosse, ti elencherò alcune buone pratiche alimentari e comportamentali che ti aiuteranno a mantenere o migliorare il tuo stato di salute, che tu sia in salute o che tu abbia una o più patologie in corso.

Ricorda che il sovrappeso e l’obesità, anche se non danno sintomi (iperglicemia, ipercolesterolemia, ipertensione, etc.) sono fattori di rischio predisponenti patologie e rientrano nelle Malattie croniche silenti. Il tessuto adiposo in eccesso è un tessuto con vere e proprie azionii infiammatorie, favorendo il manifestarsi di patologie o aggravando patologie preesistenti.

1. Riduci il sale

Il sale fa male o fa bene? Quanto ne posso aggiungere?Riduci l’uso del sale, formaggi, insaccati e cibi pronti (pizza e simili, primi o secondi piatti pronti, verdure precotte e condite, sughi pronti, vellutate, etc.): sono alimenti ricchissimi in sale che va ben oltre i nostri 3-5 gr al giorno!

In Italia superiamo tranquillamente di 10 volte la dose consigliata.

Cosa provoca il sale?

  • Pressione alta
  • Escrezione potassio con le urine e aumento della pressione
  • Escrezione del calcio dalle urine e peggioramento dell’osteoporosi
  • Predisposizione del tumore allo stomaco

Leggi l’articolo completo sul sale “Il sale fa male o fa bene? Quanto ne posso aggiungere?”, troverai anche le alternative sane per condire i tuoi alimenti.

2. Bevi acqua a sufficienza

Siamo fatti per il 60-70% circa di acqua, quindi puoi immaginare l’importanza di idratarci costantemente. L’acqua è indispensabile per le reazioni biochimiche, per la digestione, l’assorbimento dei nutrienti, per regolare la temperatura corporea, per eliminare i prodotti di scarto del metabolismo (cataboliti).

Giornalmente perdiamo circa il 3-4% di liquidi corporei, ecco perché bisogna reintegrarli bevendo principalmente acqua ma anche infusi, brodo vegetale, estratti di verdure. Il fabbisogno ovviamente aumenta se pratichiamo sport e quando la temperatura ambientale è più calda.

I soggetti più a rischio di disidratazione sono i bambini e gli anziani. Quest’ultimi fanno meno ritenzione idrica  e hanno lo stimolo della sete alterato per cui devono abituarsi a bere anche senza stimolo della sete.

Ricordo inoltre che bere a sufficienza induce anche a mangiare meno.

Ti invito a fare un test: ogni volta che hai voglia di mangiare qualcosa, bevi un bicchiere d’acqua o una tisana non zuccherata. Noterai che la fame si è placata perché il reale bisogno è di idratazione e non di calorie.

3. Buone pratiche comportamentali

Vuoi evitare di esagerare ai pasti? Vuoi sentirti più sgonfio e meno assonnato dopo pasto?

In questo periodo abbiamo più tempo per poter mettere in pratica alcune strategie per gestire meglio la fame ed avere una digestione migliore. Nell’articolo “Dimagrire mangiando: come stare a tavola” troverai utili consigli per magiare senza troppa fame, con il giusto appetito.

4. Mangia verdure fresche crude, di stagione, italiane o locali per la salute intestinale e generale

Le verdure sono fonte essenziale di vitamine, sali minerali, oligoelementi indispensabili alla nostra salute.

Sappiamo anche però che frutta e verdure importate o di serra contengono meno sostanze nutritive, per non parlare di un maggior bisogno di pesticidi e altre sostanze chimiche per migliorare la crescita delle piante fuori stagione.

Madre natura ci offre tutto ciò di cui abbiamo bisogno stagionalmente, per cui via libera ancora a cavolfiori e broccoli, verza, rape che in aprile saranno al termine. Cipollotti, finocchi, valeriana, ravanelli, spinaci, bietole, cicoria, crecione, tarassaco, radicchio, lattuga. In aprile arrivano gli asparagi, i carciofi, gli agretti, i legumi freschi come le fave, piselli, fagioli, cicerchie, ceci.

Cominciare il pasto con verdure crude è importante per più motivi:

  1. Le verdure sono riempitive, se assunte prima di altro, ti aiutano a calmare la fame iniziale
  2. A stomaco vuoto i nutrienti presenti nelle verdure li assorbirai meglio
  3. Le verdure sono i famosi probiotici, il cibo preferito dai nostri batteri intestinali. Le verdure crude migliorano la salute dei tuoi batteri e ne aumentano la massa. In questo modo la tua capacità di assorbimento dei nutrienti sarà ottimale. Una massa batterica più efficiente implica un sistema immunitario più efficiente. Leggi anche “La chiave della salute è nel microbioma”.
  4. Glicemia e grassi sotto controllo. Le fibre, assunte prima dei pasti, rallentano l’assorbimento di tutto ciò che mangerai successivamente, evitando picchi glicemici e/o di grassi nel sangue.

5. Cammina, medita, rilassati

Trova un modo per rilassarti, evitando di farlo guardando la tv.

E’ importante stare, anche solo per pochi minuti al giorno, a contatto con noi stessi, preferibilmente in silenzio o all’aria aperta lontano da altre persone e ascoltare il nostro respiro, i nostri pensieri.

Tecniche di rilassamento come la meditazione e lo yoga aiutano ad abbassare le tensioni e lo stress. Anche le lunghe camminate senza dover correre. Sono numerosi gli studi che associano queste discipline ad un miglioramento dei problemi cardiovascolari, ansia, ad un miglioramento generico della salute.

Come detto all’inizio di questo articolo, mente e corpo sono un tutt’uno, per cui il benessere/malessere dell’uno si rispecchia sull’altro inevitabilmente. L’approcio al mantenimento di una buona salute dev’essere non solo di tipo organicistico (prevede la lesione di un organo come base del suo mal funzionamento) ma olistico, considerando anche il benessere della nostra mente per prevenire e migliorare la nostra salute e per potenziare le nostre performance.

 

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La chiave della salute è nell'intestino: il microbioma
La chiave della salute è nell’intestino: il microbioma

La chiave della salute è nell’intestino: il microbioma

Oggi affronteremo insieme un argomento che interessa indistintamente bambini, adulti e anziani, parleremo del nostro intestino e dei batteri che ospita e che determinano il nostro stato di salute/malattia.

Fino a poco tempo fa, la microbiologia umana si basava sull’identificazione di microbi singoli, come batteri, funghi e virus, spesso isolati da pazienti con infezioni acute o croniche.

Grazie ad analisi biochimiche (genomica, trascrittomica, proteomica, metabolomica) sono stati individuati e classificati diversi microrganismi in un determinato ecosistema (microbiota), nel tratto gastrointestinale, sulla pelle, nelle vie respiratorie, nel tratto urogenitale e altri distretti, e di valutare tutti i genomi di questi ecosistemi (microbioma), con i relativi prodotti genetici.

Da queste analisi si è visto che ogni individuo ha il proprio e unico microbiota che svolge un ruolo nell’insorgenza delle malattie.

Queste nuove intuizioni si traducono, quindi, in diagnostica, terapeutica e misure preventive nel contesto della medicina personalizzata/di precisione.

La comunità microbica intestinale

La chiave della salute è nell’intestino: il microbioma.

La colonizzazione dei batteri nell’intestino umano inizia alla nascita con un rapida espansione della diversità batterica che si evolve e diventa relativamente stabile in età adulta.

La composizione della comunità microbica intestinale è influenzata da fattori endogeni ed esogeni.

Ad esempio, fattori esogeni che condizionano la popolazione microbica possono essere la dieta (integratori alimentari, allattamento al seno, latte artificiale), l’uso di xenobiotici, compresi antibiotici e altri farmaci.

Studi suggeriscono che la caratterizzazione dettagliata della composizione, della funzione e della variazione del microbioma intestinale umano tra i diversi siti del corpo, possono nello sviluppo di malattia nell’uomo (Figura 1A e B).

image                                                                                                      Fig. 1B

 

 

Figura 1: (A) Microbiomi diversi negli esseri umani; (B) Il microbioma intestinale in individui e pazienti sani

 

Tenuto conto delle numerose e diverse funzioni fisiologiche del microbiota intestinale nella salute umana (tabella 1), non è sorprendente che sia coinvolto anche in malattie gastrointestinali e non gastrointestinali, come l’obesità/sindrome metabolica e aterosclerosi/cardiovascolare, nonché neurologica, psichiatrica e neurodegenerativa malattie, rendendolo uno degli argomenti attuali più dinamici nella ricerca biomedica (tabella 2). Di seguito, alcuni esempi saranno discussi in modo più dettagliato.

 

Fisiologia dell’ospiteRiferimenti
Immunità adattativa20
Autoimmunità21
Immunità innata22
Proliferazione cellulare23
Densità ossea24
Vascolarizzazione25
Segnalazione neurologica26
Biosintesi
Neurotrasmettitori
Ormoni steroidei
Vitamine
Metabolismo
Componenti dietetici
Sali biliari
Droghe
Xenobiotici

Tabella 1: Funzioni della comunità microbica intestinale nella salute umana (esempi).

Allergie / Protezione dalle allergie
Aterosclerosi / trombosi / malattie cardiovascolari
Cancro
Diabete mellito
Malattie infiammatorie immuno-mediate
Malattie infiammatorie intestinali
Sclerosi multipla
Artrite reumatoide
Psoriasi
Kwashiorkor
Malattie del fegato
Sindrome metabolica / obesità
Malattie neurodegenerative, psichiatriche e neurodegenerative
Autismo
Depressione
Morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson
Xenobiotici

Tabella 2: Associazioni di malattie con la comunità microbica intestinale (esempi)

 

La chiave della salute è nell’intestino: il microbioma

Malattie infiammatorie intestinali

Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) negli esseri umani includono colite ulcerosa (UC) e malattia di Crohn (CD), caratterizzate da un’infiammazione dello strato mucoso del colon nell’UC e dal coinvolgimento transmurale gastrointestinale, compresi i siti extraintestinali in CD.

Sebbene la patogenesi dell’IBD non sia pienamente compresa, è chiaro che la sua patologia dipenda anche dalla comunità microbica intestinale.

Inoltre, sono state individuate specifiche alterazioni del microbiota intestinale nelle IBD che possono fungere da biomarcatori per la predisposizione, attività/gravità e reattività alla terapia.

I tre componenti – ambiente, genetica dell’ospite e comunità microbica – interagiscono per mantenere l’omeostasi l’intestino.

L’interruzione della stabilità di questa interazione può essere un innesco per lo sviluppo della malattia. Due recenti pubblicazioni aprono nuovi scenari sulla patogenesi dell’IBD attraverso il cambiamento della composizione microbica intestinale.

 

Obesità

Negli ultimi anni si sta assistendo ad un incremento di studi e pubblicazioni in merito al ruolo del microbiota intestinale nella patogenesi dell’obesità.

L’obesità è una patologia cronica, multifattoriale, correlata a diverse patologie, cardiovascolari, metaboliche, respiratorie, osteoarticolari. Nella patogenesi dell’obesità interagiscono in maniera molto articolata e complessa diversi fattori: comportamentali, psicologici, ambientali, metabolici, neuro-immuno-endocrini.

E’ stato osservato che i microrganismi che colonizzano il tratto gastroenterico non sono solo ospiti quasi inerti ma sono attivi protagonisti di vivaci interazioni tra il tratto gastroenterico e il sistema neuro-immuno-endocrino.

Nell’individuo normopeso si riconoscono tre tipi (phyla) batterici principali: Firmicutes, Actinobacteria e Bacteroidetes.

Studi effettuati sia nel topo che nell’uomo hanno evidenziato una variazione nella composizione del microbiota intestinale nei soggetti obesi con un incremento dei Firmicutes e una riduzione dei Bacteroidetes.

Il microbiota può incidere  sull’equilibrio nutrizionale e metabolico dell’organismo modulando la capacità di estrarre energia dagli alimenti della dieta e interagendo con il metabolismo glico-lipidico.

I metaboliti rilasciati dalla fermentazione di polisaccaridi complessi della dieta possono aumentare l’assorbimento di glucosio, stimolare la lipogenesi, modificare la composizione in acidi grassi del tessuto adiposo e del fegato, alterare la permeabilità della barriera mucosa intestinale, alterare la risposta immunitaria, contribuire ad uno stato di infiammazione cronica sistemica e allo stato di insulinoresistenza correlato all’obesità.

Obesità, insulino-resistenza e biafra (malnutrizione a carenza proteica) sono esempi per i quali è stata dimostrata una correlazione tra disbiosi e lo stato clinico del paziente. Inoltre, il trapianto di microbiota fecale da donatori sani a pazienti ha portato a un miglioramento clinico.

 

Rischio di aterosclerosi e trombosi

Recenti studi suggeriscono che i microbi intestinali sono coinvolti nell’aterosclerosi. In questo contesto, gli alimenti ricchi di colina, fosfatidicicolina e carnitina come carne, tuorlo d’uovo e latticini ad alto contenuto di grassi, vengono processati dai microbi intestinali dopo ingestione alimentare in trimetilamina (TMA) e nel fegato poi ossidati in N-ossido TMA (TMAO), metabolita che accelera l’aterosclerosi. Livelli ematici elevati di TMAO  sono associati ad un aumento del rischio di malattie cardiache aterosclerotiche.

Inoltre, Il TMAO aumenta l’attività delle piastrine e gli eventi trombotici in modelli animali privi di germi, confermando il ruolo chiave del microbiota.

Questi risultati rivelano un legame precedentemente sconosciuto tra specifici nutrienti alimentari, microbi intestinali e rischio di trombosi (Figura 2).image

 

Figura 2: La trimetilamina microbica intestinale (TMA) e il rischio di aterosclerosi/trombosi

 

In un recente studio, Wang ha dimostrato che 3,3-dimetilo-1-butanolo (DMB), un analogo strutturale di colina, blocca la formazione del TMA intestinale attraverso l’inibizione della TMA-liasi (enzima necessario alla produzione), che si traduce in livelli di TMAO ridotti.  Sembra chiaro come il DMB possa ritenersi un nuovo approccio per la prevenzione e/o trattamento dell’aterosclerosi (Figura 3).

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Figura 3: Inibizione della sintesi di trimetilamina microbica intestinale (TMA) di 3,3-dimetil-1-butanolo (DMB) e attenuazione dell’aterosclerosi.

 

Malattie neurosviluppo, psichiatriche e neurodegenerative

Gli studi sulla comunicazione intestino-cervello dimostrano il ruolo della comunità microbica intestinale nella modulazione, nella maturazione e nella funzione delle cellule del sistema nervoso centrale (SNC) nonché nell’attivazione di cellule immunitarie periferiche coinvolte nella neuroinfiammazione, nelle lesioni cerebrali, autoimmunità e neurogenesi.

Topi privi di germi, allevati in condizioni sterili, o topi impoveriti di del loro microbiota intestinale, mediante antibiotici, mostra importanti alterazioni nei comportamenti o neuropatologie che caratterizzano disturbi neurosviluppo, psichiatrico e neurodegenerativo.

Questi includono, tra gli altri, lo spettro autistico, la depressione, il morbo di Alzheimer, il Parkinson (tabella 2).

Un esempio impressionante del un ruolo patogeno della comunità microbica intestinale è nel morbo di Parkinson (PD). Nei pazienti con PD, si formano aggregati di una proteina, alfa-sinucleina (AS), sia nelle cellule cerebrali che nell’intestino, segno distintivo della malattia. In pazienti affetti da PD la motilità gastrica è spesso compromessa e il livello di AS intestinale è elevato.

In modelli animali, topi che sovraesprimono AS, infatti, sviluppano deficit neurologici simili a quelli dei pazienti con PD.

Recentemente, tre test hanno dimostrato un ruolo centrale della comunità microbica intestinale nella patogenesi del PD

(Figura 4):

(1)    topi privi di germi sviluppato meno placche e quasi nessun sintomo neurologico rispetto ai controlli colonizzati convenzionalmente,

(2)   il trattamento (2) dei topi con PD con antibiotici ha evidenziato un miglioramento dei deficit neurologici e

(3)   i trapianti fecali da pazienti con PD a topi privi di germi ha portato a deficit neurologici simili a PD

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Figura 4: Contributo degli acidi grassi a catena corta (SCFA) e del trapianto fecale da parte di pazienti affetti da Parkinson (PD) alla patogenesi della PD e la sua prevenzione mediante l’eliminazione del microbiota intestinale.

 

Da ricerche precedenti si sapeva che gli acidi grassi a catena corta (molecole prodotte dalla digestione di fibre nell’intestino da parte dei batteri) sono in grado di attivare risposte immunitarie nel cervello. Il ruolo delle cellule della microglia – cellule che si trovano nel cervello con funzioni di difesa immunitaria – è considerato infatti sempre più importante nelle malattie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer.

I ricercatori in questo nuovo studio hanno osservato che, nei topi privi di batteri intestinali, la somministrazione di acidi grassi a catena corta è in grado di stimolare l’attivazione delle cellule della microglia e migliorano la fisiopatologia della PD.

L’identificazione dei batteri che concorrono nella patogenesi del PD e il meccanismo che porta alla deposizione delle placche AS neurotossiche attendono ulteriori chiarimenti.

Conclusioni e prospettive

La ricerca biomedica ha compiuto importanti progressi negli ultimi anni e mantiene la promessa di fornire nuove opzioni diagnostiche, preventive e terapeutiche per i pazienti con patologie ereditarie o acquisite, maligne o non.

La popolazione intestinale è coinvolta in un gran numero di funzioni biologiche e in (tabella 1) e nella genesi di numerose malattie, gastrointestinali e non, come l’obesità, la sindrome metabolica, la trombosi, malattie psichiatriche e neurodegenerative (tabella 2).

E’ evidente l’importanza che può assumere un intervento dietetico mirato sul benessere del microbiota intestinale e, di conseguenza, sulla salute dell’uomo. E’ importante un regime alimentare ricco di fibre e verdure e dal regime calorico contenuto.

 

Fonte: The Human Microbiome: An Emerging Key Player in Health and Disease
C. Author: Hubert E. Blum – Department of Medicine II, University Hospital Freiburg, Freiburg, Germany

 

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Chi mangia cipolla campa cent'anni...proprietà e benefici
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Chi mangia cipolla campa cent’anni…proprietà e benefici

Che sia rossa, bionda o bianca, la cipolla e le sue proprietà sono note da sempre. Insieme all’aglio, la cipolla possiede ottime proprietà farmacologiche che oggi scopriremo insieme.

Per rendere le informazioni più facili da ricordare associerò le virtù di questo ortaggio a parti del nostro corpo.

La cipolla è ricca di zolfo, un minerale importantissimo per il nostro corpo, il terzo per abbondanza nel corpo umano, dopo il calcio e il fosforo. indispensabile per molti sistemi, tra cui pelle, ossa, muscoli. Si acquisisce quasi completamente attraverso la proteine animali introdotte con l’alimentazione. Tra i vegetali, però, la cipolla, l’aglio e i cavoli ne sono più ricchi.

  • Cervello – A livello celebrale, lo zolfo aiuta in disturbi comuni come l’ affaticamento fisico e mentale, la depressione e per prevenire malattie degenerative.
  • Capelli– La resistenza dei nostri capelli dipende dalla cheratina, una proteina ricca in zolfo
  • Tessuti connettivi e cartilagini– Contengono proteine legate allo zolfo che conferiscono flessibilità. Una carenza in zolfo riduce l’elasticità della pelle (rughe), accelera la rigidità muscolare con l’età e induce dolori articolari.
  • Benessere della bocca – Per il suo potere antibatterico, mangiando un po’ di cipolla tutti i giorni, proteggiamo la nostra bocca e i denti da infezioni.Chi mangia cipolla campa cent'anni...proprietà e benefici
  • Gola e raffreddore – il succo di cipolla mescolato ad un po’ di limone aiuta in questi disturbi. Mezzo bicchiere  è sufficiente.
  • Benessere del cuore – La cipolla aiuta il nostro cuore a funzionare meglio in quanto fluidifica il sangue, abbassa la pressione, abbassa il colesterolo e i trigliceridi, previene la formazione di placche ateromatose. Per sfruttare a pieno le proprietà curative della cipolla, bisognerebbe mangiare cipolla cruda tutti i giorni.
  • Digestione – Mangiata durante i pasti, migliora la digestione oltre che riequilibrare la flora batterica intestinale.
  • Diuretica – Grazie alla presenza di potassio e di acido glicolico, la cipolla ha proprietà diuretiche e depurative dell’organismo, favorendo l’eliminazione dell’acqua in eccesso dalle cellule.
  • Pelle – Applicata sulla pelle la cipolla apporta benefici. Aiuta a curare foruncoli, verruche, scottature ed ascessi.
  • Ossa – Studi hanno dimostrato che il consumo regolare di cipolla migliora la densità ossea.
  • Disintossicante dai metalli pesanti – La presenza di due aminoacidi solforati, cistina e metionina, conferiscono proprietà chelanti per i metalli pesanti.
  • Antiossidante, antiutmorale – La quercetina, un flavonoide, è in grado di prevenire i tumori nell’apparato digerente.

 

Chi mangia cipolla campa cent’anni…proprietà e benefici

Consigli utili

Non conservare la cipolla in frigo ma a temperatura ambiente, al buio per evitare la germogliazione

Consuma la cipolla preferibilmente cruda altrimenti si perdono le sue proprietà terapeutiche

 

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